domenica 19 marzo 2017

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)



 

 

Speranza o disperazione.

 

«Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

Risponde Josef Mayr-Nusser:

Dovremmo sempre verificare quali rapporti ci uniscono a Dio. La maggioranza degli uomini dovrà ammettere che il motivo principale per cui ubbedisco ai comandamenti è in fondo la paura del legislatore severo. Umanamente parlando, però, per Dio il desiderio del cuore è rendere felici e beati gli uomini.

 

Cristo ha dato via libera alla nostra speranza. Accettiamo senza paura tutto ciò che viene dalle mani di Dio. Non dobbiamo perdere la speranza e non possiamo perderci d'animo, neanche nelle tribolazioni più dure.

 

Cristo è il corpo e tutti noi siamo membra di quel corpo. Non dobbiamo pensare a Cristo nel passato, perché Cristo vive.

Veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità

Risponde Josef Mayr-Nusser:

A molti succederà di trovarsi in mezzo a un gruppo di amici o colleghi di lavoro che spesso sono indifferenti verso tutte le questioni religiose, oppure le combattono apertamente o di nascosto. Noi, in simili occasioni, abbiamo dato “testimonianza della luce” che splende nelle tenebre? La consapevolezza di essere stati segnati dal sigillo e dall’unzione nella Cresima ci ha resi fieri e gioiosi?

 

Noi giovani cristiani siamo rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo a nuova vita. Portiamo in noi la luce della verità, Cristo. Ma non portiamo questa luce timidamente per noi soli, abbiamo una missione nel mondo.

 

Chi è Josef Mayr-Nusser?

nacque a Bolzano il 27 dicembre 1910. Attivo nella Società di San Vincenzo de Paoli – come Piergirogio Frassati – si prodigò per alleviare le sofferenze dei più poveri e quale responsabile diocesano dei giovani non esitò a testimoniare la sua appartenenza a Cristo.

 

«Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».

Il senso di appartenenza delinea un’identità che custodisce dei valori che segnano le relazioni e la vita sociale.

 

Josef Mayr-Nusser non volendo tradire la sua coscienza, il 4 ottobre 1944, rifiutò da giovane padre di famiglia di aderire al giuramento di fedeltà al Führer per motivi religiosi. A causa della dura prigionia il 24 febbraio 1945 morì a Erlangen (Germania) in un vagone ferroviario che lo stava trasportando al campo di concentramento di Dachau. Viene beatificato, in quanto martire, testimone di Cristo, a Bolzano il 18 marzo 2017.

 

Se oggi nel mondo la fede traballa non è perché ci sia un Dio in difficoltà, ma piuttosto è il cristiano che non crede più intimamente nella forza della sua missione. Amen.