venerdì 23 ottobre 2015

Giovanni da Capestrano, sposo e sacerdote








 “Coloro che sono chiamati alla mensa del Signore devono brillare di purezza con l'esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, e rimuovere ogni sozzura o immondezza di vizi.

Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illumini il mondo.
Comprendano dall'altissimo maestro Gesù Cristo quello che egli solennemente proclamò non solo agli apostoli e ai discepoli, ma anche a tutti i sacerdoti e chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13).

Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri. Dice infatti san Gregorio: «Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la predicazione».

«I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento» (1 Tm 5, 17). I sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale l'altro personale, uno temporale l'altro spirituale, uno transitorio l'altro eterno.
Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi suoi ministri.

Perciò, come il sole sorge sul mondo nei cieli altissimi di Dio, così risplenda la luce del clero davanti agli uomini, perché vedano le sue opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5, 16).

«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non è fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt'intorno e fa risplendere le cose visibili, così la vita santa degli ecclesiastici giusti e onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi è innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore”
 
da: «Lo specchio dei chierici» di san Giovanni da Capestrano, sacerdote

giovedì 22 ottobre 2015

Quanto i Santi parlano di Santi





Oggi sono qui per dirvi: sappiate incarnare in voi le virtù che hanno reso grande san Francesco, in modo che con forza possiate debellare il male sociale, che agli occhi di molti talvolta oscura l’immagine di questa laboriosa regione. Se saprete essere tra voi aperti e sinceri, se avrete il coraggio di cancellare l’omertà, che lega tante persone in una sorta di squallida complicità dettata dalla paura, allora miglioreranno i rapporti tra le famiglie, sarà spezzata la tragica catena di vendette, tornerà a fiorire la convivenza serena, e questa generosa terra apparirà, quale essa è, la terra di san Francesco, la terra in cui fiorisce la carità e il perdono.

San Giovanni Paolo II, Paola (CS), Venerdì 5 Ottobre 1984




La beatificazione di Giovanni Paolo II
definizione della data liturgica della memoria
22 ottobre
 
 


La canonizzazione di Giovanni Paolo II

domenica 18 ottobre 2015

OMELIA XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) NELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE






Afferma il beato Paolo VI,:

«La cattedrale della Diocesi si distingue specialmente per la sua dignità di contenere la cattedra del Vescovo, che è fulcro di unità, di ordine, di potestà e di autentico magistero in unione con Pietro. La cattedrale poi è anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia»

Nella terza domenica di ottobre si celebra tradizionalmente la festa della Dedicazione della Chiesa Cattedrale, il Duomo di Milano, Chiesa Madre di tutti i fedeli della diocesi milanese o ambrosiana.

Fu San Carlo Borromeo a fissarne la festa; egli, infatti, volle consacrare di nuovo la cattedrale il 20 ottobre 1577, III domenica del mese, perché in quella data ricorreva l'anniversario della consacrazione dell'antica cattedrale milanese.

Oggi celebrabriamo l’appartenza alla Chiesa in quanto chiesa locale: cioè un gruppo di credenti in Gesù Cristo che si incontra regolarmente in una località geografica.

Come affermava il beato Paolo VI:

“Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia”.

Oggi contemplano la “discendenza” del Servo di Jhwh, così come è definita dal libro del profeta Isaia.

La Chiesa è, come dicevamo domenica scorsa, l’erede del Cristo, perché appartiene a lui. La Chiesa di Milano è come il bambino evangelico: si è fatta accompagnare in questi secoli, da quando il primo vescovo Anatalo, designato dall’apostolo Barnaba, ne divenne il primo pastore. La Chiesa di Milano è che come il povero del Vangelo, cerca in Gesù la sua ricchezza.

Un discendenza che ancorata a Cristo, mediante la sua obbedienza al Padre, vive nella volontà del Signore.

La parola chiesa deriva da due termini. Il primo indica “l’assemblea” salvata e santificata per opera stessa di Dio. Quindi come leggiamo alla lettera agli Ebrei “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno”. Ecco la forza della Chiesa… una e santa, un manipoli di 12 uomini, poi di circa 500… e così via, ora la sola diocesi di Milano conta 1108 parrocchie distribuite in 73 decanati, in sette zone pastorali. L’Arcidiocesi di Milano è la prima diocesi europea per numero di cattolici battezzati e la prima al mondo per numero di sacerdoti diocesani (2.101), secondo il censimento del 2007 (sic! però sono passati 8 anni, solo le parrocchie sono invariate!)

La seconda parola significa letteralmente “appartenenti al Signore”. Questo seconda definizione trova un eco nella II lettura (Ebrei): Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.

Egli è parte di noi, e noi gli apparteniamo!

Afferma il Decreto sulla pastorale dei vescovi, del 28 ottobre 1965, Christus Dominus:

"La diocesi è una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da questi radunata nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e della Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica".

Quindi non celebriamo solo l’anniversario di edificazione di un edificio, ma la sua consacrazione a Dio che è reale in un popolo di collaboratori, un campo fecondo e un edificio santo che ha testimoniato in questa porzione del mondo la presenza di Cristo guidata dal successore degli Apostoli nella persona del Vescovo.

Di questo popolo, la Chiesa, siamo parte: godiamo della sua-nostra gloria, patiamo per i suoi-nostri peccati. Noi siamo la Chiesa, non c’è una Chiesa e poi ci siamo noi i credenti.

Scrive dal carcere il teologo protestante Bonhoeffer:

Chi sono io?

 Oggi sono uno, domani un altro?

 Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore e davanti a me uno spregevole vigliacco?

 Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione.

 Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!

Ecco “io sono tuo”, celebrare la festa della Dedicazione ci aiuti a mostrare che in questa terra ambrosiana c’è un popolo che appartiene al Signore.

Che mostra che la salvezza è per tutti; che si pone a servizio di Dio per essere a servizio dell’uomo; che non vuole sedersi al suo posto perché gli spetta, quasi come un privilegio, ma che inviti altri a sedersi al banchetto del Regno; che non si ponga davanti a Dio solo con pretese e richieste ma che sappia obbedire alla sua Parola così che la propria esistenza sia un servire e dare la vita in riscatto per molti. Questo è il fine della Chiesa, questo il senso del mio\tuo\nostro essere Chiesa.

Il 18 ottobre (oggi) papa Francesco canonizzerà, cioè proclamerà santi, 4 persone, 2 donne e 2 uomini, 2 consacrati e 2 sposati. Cristo si manifesta in ogni vocazione. Tra costoro un lombardo: don Vincenzo Grossi, parroco.
 
 
Concludo con un suo pensiero sulla Chiesa:
“Ascoltando la Chiesa vi comunicate col Verbo, come facendo la Santa Comunione vi unite al Corpo di Gesù Cristo … Amare la Chiesa con tutto il cuore, comporta tre cose: sposarne gli interessi, essere sensibili a ciò che la riguarda, essere pieni di un amore compassionevole per tutti i suoi dolori.” Amen.

giovedì 15 ottobre 2015

Altri FILM ...





un film su San Pio X
 


 
un film su San Francesco di Paola
 




un film su Lourdes (1943)
 
 
 
 
un film su Bernadette e Lourdes
 
 
 
 
 


Ave Mater Dei!




Parrocchia San Giovanni alla Bicocca
Milano



Preghiera alla Madonna di Oropa
 
O Madre di Dio e Madre nostra Maria,
che hai scelto la Conca di Oropa
per collocarvi la tua prodigiosa immagine,
strumento della Divina Misericordia
per i molti che ti invocano:
continua la tua materna assistenza a favore di noi,
del popolo cristiano e dell’umanità tutta.
Sostienici
perché la nostra testimonianza
dilati il Regno di Dio,
nella Chiesa, nella famiglia,
nella scuola nella società.
Conforta i giusti nel divino servizio,
conduci a penitenza i peccatori,
ottieni consolazione agli afflitti e salute agli infermi.
La tua materna bontà avvalori la nostra preghiera
per coloro che ci hanno preceduto nella via dell’eternità .
E noi continueremo ad amarti, invocarti e benedirti.
O Regina potente e pietosa del Sacro Monte di Oropa.
Ave Maria…

Regina del Monte di Oropa, prega per noi.

"Muoio figlia della Chiesa"




(icona Carmelo di Firenze)


Santa Teresa d'Avila (1515 - 2015)

1 - Speranza mia, Padre mio, mio Creatore, mio vero Signore e Fratello, quando penso a quello che Voi dite, cioè, che le vostre delizie sono nell'abitare con i figliuoli degli uomini, la mia anima s'inonda di gioia. Signore del cielo e della terra, ov'è il peccatore che dopo tali parole possa ancora disperare? Forse, Signore, che non avete altri con cui deliziarvi per venir da un verme così ributtante come son io? Quando vostro Fi...glio fu battezzato, si udì che Voi vi compiacevate in Lui. Gli siamo forse uguali Signore?
Oh, immensa misericordia! Oh, favore infinitamente superiore ai nostri meriti! E noi, mortali, ce ne scorderemo? - Signore, voi che conoscete ogni cosa, pensate alla nostra debolezza e non dimenticatevi della nostra immensa miseria! 

 
2 - Considera, anima mia, con che gioia ed amore il Padre riconosce suo Figlio e il Figlio suo Padre; contempla l'ardore con cui lo Spirito Santo si unisce ad Essi, e come nessuno dei Tre possa separarsi da tanto amore e conoscenza, formando essi una cosa sola: si conoscono, si amano e si compiacciono a vicenda. Ora, che bisogno v'è del mio amore? Perché lo volete, o mio Dio? Che ci guadagnate con esso? - Oh, siate per sempre benedetto, mio Dio! Tutte le creature vi lodino, e con lodi senza fine, come senza fine siete Voi!

3 - Rallégrati, anima mia, per esserci chi ama il tuo Dio come merita; rallegrati per esserci chi conosce la sua bontà e potenza, e ringrazialo per aver Egli inviato sulla terra il suo unico Figliuolo che così bene lo conosce, con la protezione del Quale puoi avvicinarti al tuo Dio e pregarlo. Se Egli trova in te le sue delizie, non permettere che le cose della terra t'impediscano di trovare il Lui le tue e di rallegrarti delle sue grandezze. Giacché tanto merita di essere amato e lodato, pregalo che ti dia di contribuire almeno un poco nel far celebrare il suo nome, onde tu possa dire con verità: La mia anima loda ed esalta il Signore.

[SANTA TERESA D'AVILA,
Opere, Esclamazioni dell'anima a Dio,
Postulazione Generale O. C. D., Roma, 1981]

lunedì 12 ottobre 2015

Due interessanti FILM ...






Due eventi storici che certamente la TV non farà mai vedere.


... dopo i fatti del sacco di Roma all'epoca del goto Alarico (410 d.C.)





... la guerra di Vienna, l'Islam e il Beato Marco d'Aviano (1683)



Sant'Edvige regina, prega per noi!






Martirologio Romano, 16 ottobre: Santa Edvige, religiosa, che, di origine bavarese e duchessa di Polonia, si dedicò assiduamente nell’assistenza ai poveri, fondando per loro degli ospizi, e, dopo la morte del marito, il duca Enrico, trascorse operosamente i restanti anni della sua vita nel monastero delle monache Cistercensi da lei stessa fondato e di cui era badessa sua figlia Gertrude. Morì a Trebnitz in Polonia il 15 ottobre.
(15 ottobre: Nel monastero di Trebnitz nella Slesia, in Polonia, anniversario della morte di santa Edvige, religiosa, la cui memoria si celebra domani).
 
La Chiesa di Milano, ricorda la memoria in data odierna a causa della memoria secondo il Proprio diocesano del Beato Contardo Ferrini, celebrata il 16 ottobre.
 
 
 
«Il 16 ottobre 1978, memoria liturgica della santa Edvige di Slesia, durante il Conclave, dopo la mia elezione, il Primate del Millennio mi ha detto: "Ora devi condurre la Chiesa nel Terzo Millennio". E per questo motivo, miei cari sono venuto in Polonia. Sono venuto al Congresso Eucaristico di Wroclaw. Sono venuto per andare a Gniezno alle celebrazioni del Millennio di sant'Adalberto. Sono venuto per chiedere su questi itinerari millenari la grazia di poter compiere quella missione che forse la Divina Provvidenza mi ha affidato nelle parole del grande Primate del Millennio. Ma, cari miei, gli anni passano e voi dovete supplicare Dio in ginocchio affinché io possa riuscirci».
 
(San Giovanni Paolo II, Omelia nella spianata di Gorzow 2 giugno 1997)
 
 

domenica 11 ottobre 2015

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)







In questa domenica l’esempio proposto per accogliere il Regno di Dio, dopo il bambino, è il povero.

«Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!»

Gesù ci vuole tutti poveri? Ma in che senso?

Se uno si è guadagnato con giustizia e onesta la sua ricchezza non entrerà nel Regno di Dio?

Ma cos’è il Regno di Dio?

Cosa vuol dire essere povero?

L’evangelista Matteo nell’elenco delle Beatitudini ci ricorda:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)

Si può dire che c'è una povertà materiale e una povertà spirituale, due volti della stessa virtù evangelica.

Diceva Papa Francesco (22\3\2013):

Come sapete, ci sono vari motivi per cui ho scelto il mio nome pensando a Francesco di Assisi, una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Uno dei primi è l’amore che Francesco aveva per i poveri. Quanti poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che così lavorano per edificare società più umane e più giuste.

Ma c’è anche un’altra povertà! È la povertà spirituale dei nostri giorni, che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi. È quanto il mio Predecessore, il caro e venerato Benedetto XVI, chiama la “dittatura del relativismo”, che lascia ognuno come misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini. E così giungo ad una seconda ragione del mio nome. Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.

Ma ritorniamo al Vangelo odierno

che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?

Eredità e vita eterna.

Noi sappiamo che gli eredi sono i famigliari.

Per ereditare da Cristo, per essere dei suoi, bisogna appartenere a lui e non alle cose.

La povertà allora è una libertà dal possedere, che frena la dimensione dell’ego umano, che è egoismo, egocentrismo, ecc.. per dare la possibilità di essere svuotati, a mani vuote per sapere accogliere l’eredità: la salvezza di Cristo.

Ma questo ci fa pensare ad una prospettiva solo escatologica, della pienezza dei tempi, o come diciamo noi banalizzando e semplificando, alla fine del mondo.

Ma la salvezza, il desiderio salvifico del Padre in Cristo è già ora, nasce dal saper donare, dal saper amare, dal saper vivere nella sapienza divina la vita che ci è donata.

Solo così si capisce la frase:

venne in me lo spirito di sapienza.  La preferii a scettri e a troni,  stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,  perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia  e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.  L’ho amata più della salute e della bellezza,  ho preferito avere lei piuttosto che la luce,  perché lo splendore che viene da lei non tramonta.

Oppure:

«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

La povertà allora è buon uso dei beni, libertà dalla cupidigia, essere a mani vuote per accogliere l’altro e per accoglie il dono di Dio. Per accogliere tutto quello che Dio permette che si compia, perché  in Lui tutto ha un significato di vita eterna.

La povertà è lasciarsi condurre, è credere che esiste una Provvidenza Divina, che Dio è un Buon Pastore, e che la buona notizia del Vangelo è capace, se è vissuta, di creare giustizia, equità, di dare ad ognuno il suo, perché

non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Ma io sono in cammino in questa prospettiva di povertà che il Vangelo mi propone?

Mi adopero perché sia lo stile della nuova umanità che è nata dalla Pasqua di Gesù?
Amen

venerdì 9 ottobre 2015

Venerdì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)


San Dionigi V. M.
(questa foto molto presente nel web è mia opera
prima e dopo l'elaborazione su pianeta)


Gesù e il demonio.

La lotta è in azione e noi siamo il campo di battaglia. Il nostro cuore è il ring. Noi sappiamo che Gesù sarà il vincitore alla fine, al compimento del Regno.
 
 
Ma noi saremo vincitori con Lui?

È certezza che Gesù vincerà e noi saremo vittoriosi con Lui?

Si lo saremo se ci faremo vincere da Lui, dalla sua Grazia, dal suo desiderio di Salvezza.

Il profeta Gioèle ci dice di essere vigilanti per il giorno del compimento del Regno.

Una certezza ci viene dall’antifona del Vangelo:

Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.

Gesù vincerà! In attesa della vittoria facciamo attirare da Gesù crocifisso e risorto, facciamo vincere dalla sua Pasqua.

L’esempio del Santo Martire Dionigi è entusiasmante!

Secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, Dionigi è convertito da Paolo ad Atene, nel suo viaggio verso Roma, passa dalla città greca di Kroton, dove da inizio alla sede episcopale di Crotone, e poi è inviato dal papa ad evangelizzare le Gallie: qui predica la buona notizia del Vangelo.

Conclude la sua vita con il martirio, ma la sua morte è una vittoria, infatti da decapitato cammino con la sua testa tra le mano. Sulla sua tomba fu poi edificata la santa Genoveffa di Parigi la basilica di Montmartre, cioè l’abbazia di San Denis, luogo dell’adorazione eucaristica perpetua nella capitale francese.

Concludo con una curiosità. In un tempo di gusto per i nomi stranieri chi chiama la figlia Denis, non sa che in realtà è un nome maschile e in italiano suona come Dionigi o Dionisio.

Il Signore per l’intercessione del vescovo San Dionigi ci conceda di essere vittoriosi nella sua vittoria.

Amen.

giovedì 8 ottobre 2015

San Felice, chi?





Commentando l'articolo
 
 
 
VENERATO DA SECOLI,… ESALTANO LA «SAPIENZA», «LA FEDE» ED IL «MARTIRIO».
Il libro non dice la Sapienza del Santo, semmai che è testimone della Parola, del Verbo fatto carne, ed è annunciatore in parole ed opere del Signore Gesù, la Sapienza Eterna incarnata .
MA CHI È STATO «SAN FELICE»? ….. SAN BASILIO M. (PLACANICA).
Quanto scritto è sensato, ma la domanda si pone: chi veramente porto la reliquia? Esistono documenti? Si può supporre che siano ossa di un martire Felice, semplicemente e non attribuibile a nessun martire del Martirologio e dei Sinassari?
Per secoli chi hanno venerato in quel mezzobusto? Anche a Montauro esiste un mezzobusto di S. Alessandro, ma chi è? Un martire, semplicemente un martire non identificabile. Oppure come per le reliquie di San Vittore venerate a Davoli, quelle ossa arrivarono da Roma. Quindi un sconosciuto testimone della fede nella Roma dei primi quattro secoli?
DA TEMPO ANTICHISSIMO, A MONTEPAONE ED A GASPERINA, SONO VENERATI S. FELICE E S. INNOCENZO, IDENTICI I MOTIVI ICONOGRAFICI, EGUALE – NEL PETTO – LA CUSTODIA DELLE LORO «RELIQUIE», COMUNE LA LORO STORIA.
Questo stile iconografico non può essere preso come criterio agiografico, se no bisognerebbe accumunare a loro i succitato S. Alessandro venerato a Montauro e il San Giusto, patrono di Palermiti.
LA NOSTRA PERSONALE CONVINZIONE, PIÙ CHE IPOTESI, … SANTO BASILIO SCAMARDÌ.
Che la Calabria abbia un presenza di culti orientali è certo, come la Puglia, la Sicilia, eccetera. Però questa sovrapposizione di identità per omonimia è azzardata. Difatti il santo Martire patrono di Gasperina, risulta un diacono dall’iconografia, detto compagno di martirio di papa Sisto a Roma.
Per di più i santi citati come martiri orientali sono anche inseriti nel Martirologio Romano (Ed. 2001) il 17 giugno con il seguente testo: A Pojani in Macedonia, nell’odierna Albania, santi Isauro, Innocenzo, Felice, Ermia, Pellegrino e Basilio, martiri.
Come poter dire che il diacono di Gasperina, sia il compagno di martirio del “milite” di Montepaone?
Supposizioni azzardate, fantasia che nasce dall’omonimia.
Credo che la soluzione sia nel capire da dove vengono le reliquie, chi si è venerato fino ad oggi in quel simulacro. Forse è uno di quel gruppo di martiri macedoni, forse, ma non perché vicino c’è un omonimo di nome Innocenzo, ma perché così lo si venerava da secoli, che le sue reliquie veramente vengono dall’Oriente, non per supposizione vengano dall’est cristiano,  e non in epoca recente (1600 in poi) da Roma.
Concludo con un aneddoto popolare che mi raccontava mio nonno. Mi diceva che alcuni santi venerati nella costa ionica era fratelli – e me ne faceva i nomi – solo dopo crescendo ho capito che quel racconto popolare aveva la sua scintilla di storicità nel fatto che a Isca sullo Jonio si venerava San Marziale, uno dei sette figli di Felicita, matrona e martire romana, per cui l’aneddoto popolare era un falso storico, una rilettura della realtà attraverso ciò che si sapeva su San Marziale.

mercoledì 7 ottobre 2015

Nuovi Decreti: 5 Beati e 7 Venerabili

 
 
 
 
- il martirio dei Servi di Dio Valentino Palencia Marquina, Sacerdote diocesano, e 4 Compagni, uccisi in odio alla Fede il 15 gennaio 1937 nei pressi di Suances (Spagna);
- le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Folci, Sacerdote diocesano e Fondatore dell’Opera del Divin Prigioniero; nato il 24 febbraio 1890 a Cagno (Italia) e morto a Valle Colorina (Italia) il 31 marzo 1963;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Francesco Blachnicki, Sacerdote diocesano; nato a Rybnik (Polonia) il 24 marzo 1921 e morto a Carlsberg (Germania) il 27 febbraio 1987;
- -le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Rivera Ramírez, Sacerdote diocesano; nato a Toledo (Spagna) il 17 dicembre 1925 ed ivi morto il 25 marzo 1991;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Emanuele Martín del Campo, Sacerdote diocesano; nato a Lagos de Moreno (Messico) il 14 dicembre 1917 e morto a Jalapa (Messico) il 13 agosto 1996;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Antonio Filomeno Maria Losito, Sacerdote professo della Congregazione del Santissimo Redentore; nato a Canosa di Puglia (Italia) il 16 dicembre 1838 e morto a Pagani (Italia) il 18 luglio 1917;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Benedetta Giuseppa Frey (al secolo: Ersilia Penelope), Monaca professa dell’Ordine Cistercense; nata a Roma il 6 marzo 1836 e morta a Viterbo (Italia) il 10 maggio 1913;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Anna Chrzanowska, Laica, Oblata delle Orsoline di San Benedetto; nata a Varsavia (Polonia) il 7 ottobre 1902 e morta a Cracovia il 29 aprile 1973.

domenica 4 ottobre 2015

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)



 

Il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.

Ma all’uomo non basta possedere, l’uomo ha bisogno di corrispondenza.

Un esempio nella relazione con il divino. L’uomo pagano possiede il divino in un idolo, ma il suo vero senso religioso ha la sua risposta nella corrispondenza con un Dio che si fa uomo per appagare la sete di divino e di eterno che è nell’uomo.

Gli presentavano dei bambini … e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

Il bambino, il piccolo, il povero è nella Sacra Scrittura il modo per accogliere la corrispondenza di Dio.

È la relazione di amore materna-paterna di Dio, con cui il Signore si avvicina alla creatura per elevarla al disegno del Creatore.

Ma dall’inizio della creazione …

C’è un sogno di Dio che va rispristinato, che va riportato nel suo compimento. Cristo, il Dio vicino, è venuto a dare la misura della sua realizzazione. È venuto a dare pienezza.

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

Il tema del matrimonio entra con forza in questa domenica. Nei prossimi giorni vivremo il Sinodo della Famiglia, lasciamo a quel tempo la riflessione sulle questioni serie e dolorose sul tema, e noi chiediamoci:

Quando un uomo e una donna si sposano sognano di divorziare?

Certo che no!

Eppure oggi la paura del definitivo è presente. Se no non sarebbero tante coppie di credenti - che potendo celebrare il matrimonio nella fede - decidono di convivere.

È la paura che nasce dal fatto che tutto dipende da te… e Dio?

Eppure Dio ti propone l’eternità come misura!

«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». (Lc 11,28)

Il Signore ci invita a accogliere la sapienza che sgorga dalla sua parola, perché ogni suo insegnamento è saggio e conduce l’uomo al vero bene e al bello.

C’è quindi una parola divina sul matrimonio che è salda così come è forte e inscindibile l’alleanza tra Dio e il suo popolo.

La novità cristiana sul matrimonio è sorprendente.

Gesù non solo definisce che è frutto della durezza di cuore la possibilità mosaica di divorzio dell’uomo dalla donna, ma pone una luce nuova che la donna può ripudiare l’uomo!

«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Quando si incolpa il Cristianesimo di maschilismo è evidente che non lo si conosce: c’è un’ignoranza evidente nella conoscenza dell’insegnamento di Gesù Cristo.

Il problema vero è che ci sono cristiani che hanno portato nel Cristianesimo la loro cultura non cristianizzata confondendo la norma (la tradizione – la cultura) con la legge divina.

La radicalità di Gesù sul matrimonio nasce dalla stessa radicalità di Gesù nel vivere la volontà del Padre: il suo sì è fino alla morte.

“Quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti”.

Il matrimonio è via per la santificazione dell’uomo e della donna, cioè è la strada più comune per vivere la pienezza del Vangelo.

S. Francesco d’Assisi spiega: "O sposi, non vi dico: amatevi reciprocamente di amore naturale, perché di ciò sono capaci anche le tortorelle; né vi dico: amatevi di un amore umano, perché anche i pagani hanno praticato questo amore. Ma vi dico, secondo il grande Apostolo (Paolo): mariti amate le vostre mogli come Gesù ama la Chiesa. Mogli, amate i vostri mariti, come la Chiesa ama il suo Salvatore".

Solo un cristianesimo capace di amare come Cristo, è un cristianesimo che si è liberato della durezza del cuore, e è proiettato nella misura di Dio.

Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Perché l’amore del Cristo ci possiede

Amen.