domenica 27 aprile 2014

Evviva!





OMELIA II DOMENICA DI PASQUA
Domenica della Divina Misericordia (ANNO A)


Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.

Abbiamo così ascoltato dal libro degli Atti, circa la vita della prima comunità dei discepoli del Crocifisso risorto.

A cui fa eco la pagina evangelica:

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei.

La parola che accumuna i due episodi è TIMORE, secondo le due accezione presenti nella Sacra Scrittura.

Se nel Vangelo la parola determina la sua accezione più palese, la paura, nel libro degli Atti il timore è in realtà timore di Dio: cioè la dimensione teologica del timore.

Il timore di Dio è l'atteggiamento secondo cui il fedele vive costantemente considerandosi sotto lo sguardo del Signore, preoccupato di piacere più a lui che agli uomini. Dio è quindi giudice delle azioni dell'uomo, ma non come un funzionario che cerca di cogliere qualcuno in errore, ma come un padre che desidera il vero bene del figlio. Il timore di Dio è quindi l'atteggiamento del figlio che vuole corrispondere all'amore del padre, piuttosto che quello del suddito che non vuole essere colto a trasgredire la legge.

Secondo la teologia, il timore di Dio è uno dei sette doni dello Spirito Santo dato ai credenti: la capacità necessaria per seguire gli insegnamenti di Gesù, per riconoscere che Dio va incontro all'uomo con amore e che Gesù è il salvatore.

Nel nuovo testamento il timore di Dio è spesso messo in relazione con la fede, ad esempio quando Gesù dopo aver sedato la tempesta, chiede ai suoi discepoli: Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede? (Marco 4,40).

Se la comunità apostolica, prima dell’incontro con i Risorto, è piena di paura, dopo, è invece piena di gioia ed esultante nel corrispondere all’amore ricevuto: “venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”. (Gv 20)

Inoltre il timore di Dio – seguendo l’insegnamento di Gesù, che ha insegnato ai suoi discepoli ad identificare Dio come un padre misericordioso - è più chiaramente l’ardore di corrispondere ad una relazione d’amore, piuttosto che la punizione per non aver obbedito a certe prescrizioni.

La Divina Misericordia – Gesù Confido in te – è stare in questa continua relazione d’amore in Cristo con il Padre, che rigenera e trasforma l’uomo, l’umanità, e conduce alla conoscenza di Dio, così come il Figlio conosce il Padre.
 


 
Due pensieri sulla misericordia dei due novelli santi.
Afferma San Giovanni Paolo II:

“Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l'uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell'ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell'uomo e, mediante l'uomo, nel mondo. Cristo sofferente parla in modo particolare all'uomo, e non soltanto al credente. Anche l'uomo non credente saprà scoprire in lui l'eloquenza della solidarietà con la sorte umana, come pure l'armoniosa pienezza di una disinteressata dedizione alla causa dell'uomo, alla verità e all'amore”. (Dives in Misericordia V, 7 – 30 novembre 1980)

Invece San Giovanni XXIII:

“Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita”. (Discorso al Concilio, 11 ottobre 1962, 7.2)


 

Infine i due pontefici viventi, il regnante, papa Francesco:

"Dio mai si stanca di perdonarci. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono".
 



L’emerito, Benedetto XVI:
La comunione dei primi cristiani aveva come vero centro e fondamento il Cristo risorto. … Risuscitato, Gesù donò ai suoi una nuova unità, più forte di prima, invincibile, perché fondata non sulle risorse umane, ma sulla divina misericordia, che li fece sentire tutti amati e perdonati da Lui. È dunque l’amore misericordioso di Dio ad unire saldamente, oggi come ieri, la Chiesa e a fare dell’umanità una sola famiglia; l’amore divino, che mediante Gesù crocifisso e risorto ci perdona i peccati e ci rinnova interiormente. (19 aprile 2009)
 


 
Signore Gesù, mostra anche a noi le tue ferite, e fa di essere delle feritoie attraverso le quali guardare il mondo! Fa, che partendo da quelle ferite, sorgenti della tua misericordia, fonte della nostra gioia che straforma la paura in amore; possiamo vivere “la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime”. Amen.