martedì 4 febbraio 2014

Martedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)





Ieri commentando la prima lettura papa Francesco ha affermato:
“Un re peccatore - conosciamo la storia – ma un re anche con questo amore tanto grande: era tanto attaccato al suo Dio e tanto attaccato al suo popolo e non usa per difendersi né Dio né il suo popolo”.

Oggi, la saga tra Davide e il figlio Assalonne volte al suo termine.

Il re peccatore vive il suo dramma di padre: se pur potrebbe gioire perché il suo nemico è sconfitto, egli vive la sconfitta della sua paternità, perché non ha saputo appianare la tensione con il suo figlio Assalonne.

La vittoria diventa pianto!

“La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio»”.

Ben dice il profeta Amos: “Cambierò le vostre feste in lutto” (Am 8, 10)

Davide un genitore amorevole, ma sconfitto nel suo ruolo educativo.

«Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”.

Così si esprimeva nella Lettera alla Diocesi e alla città di Roma, papa Benedetto XVI sul compito urgente dell’educazione.

“Anche Gesù è andato incontro a un iniziale fallimento della sua azione educativa: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’abbandono degli altri apostoli, l’insulto della folla che lo aveva osannato e della quale era stato catechista instancabile e competente sono segni non riconducibili certo alla negligenza, alla sconsideratezza e faciloneria nell’educare di Gesù.
Eppure, anche il Figlio dell’uomo non si è potuto sottrarre alle delusioni che attendono ogni educatore. Il realismo di Dio arriva persino a prendere coscienza anticipatamente e, dunque, a prevedere i fallimenti dei suoi sforzi educativi, si pensi alle profezie sul tradimento di Giuda e sul rinnegamento di Pietro.

Gesù sa che i frutti non si raccolgono subito e che, non di rado, chi semina non raccoglie; per questi e per altri motivi l'educatore non dovrà mai dire, nemmeno di fronte al caso difficile o umanamente impossibile: "non c'è più nulla da fare!", "è irrecuperabile!". Se egli ama alla maniera di Dio, non lo dirà mai per nessuno, come quelle madri e quei padri che non si danno mai per vinti di fronte all’insensibilità, alla ribellione o anche ai rottami del proprio figlio”. (C. Burgio)

Davide ha sperato per suo figlio Assalonne. La sua morte non è un suo ordine, ma l’opera di Ioab, il quale mal educato dal suo re (è lui l’artefice del complotto per la morte di Uria), credendo di fare il bene del suo re, compie un misfatto simile, per il figlio de re.
Mi semina vento raccoglie tempesta, dice il proverbio! Chi semina amore invece ... un amore totale è capace di essere libero da ogni pretesa, ma ama! Non fa così Dio con noi? Non fa così anche nel Vangelo di oggi con al figlia di Giàiro e con la donna “che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici”?
Io miracoli di Gesù sono segni di un amore senza pretese, solo un amore così educa, salva, converte. La croce è il segno più alto, solo dopo il quale i discepoli iniziano a credere, a capire ad amare!

“Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”

Signore liberaci dalla presunzione di essere i migliori e di essere incapaci di compiere peccati indicibili!

Ogni nostro errore ci aiuti ad avere sempre un nuovo sguardo di pazienza e di misericordia su noi stessi e su ogni fratello. Amen.