venerdì 13 dicembre 2013

Venerdì della II settimana di Avvento

Santa Lucia V. M.




“Se avessi prestato attenzione ai miei comandi”

Così ci esorta il profeta Isaia.
L’Avvento è il tempo il cui il Signore viene a richiamarci nel riporre nuovamente attenzione ai suoi comandi, ma non viene con una nuova legge, viene come un compagno di viaggio, compagno di vita, facendosi uomo.

È Gesù il compagno di viaggio, la legge fatta carne da accogliere: “Beato l’uomo che … nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte”.

Su quest’ultima affermazione del salmo, possiamo collocare la vicenda della Martire Lucia: la vergine siracusana che trovando solo “nella legge del Signore … la sua gioia” fu capace di andare incontro al martirio per vivere in pieno questa sua consapevolezza esistenziale.
Chi è Santa Lucia?

La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano, la più antica preghiera eucaristica della Chiesa di Roma. È nata a Siracusa, qui è morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all'anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci subite ad opera del prefetto Pascasio.

È interessante un passo della Passio di Santa Lucia, che proprio riprende i contenuti della Parola di Dio di quest’oggi:

“Tu osservi i decreti dei tuoi imperatori; io osservo la legge di Dio giorno e notte. Tu hai paura dei loro ordini; io temo Dio; tu non vuoi disubbidire a quelli: come posso disubbidire a Dio? Tu ti preoccupi di piacere a loro e io di essere gradita a Dio. Tu fai ciò che credi ti sia utile, io faccio ciò che è utile alla mia anima”.
Con queste parole la Vergine Lucia difende la sua libertà di fede di fronte al prefetto Pascasio.

Lucia infine subì il martirio per decapitazione: solo così potevano togliergli la libertà di credere!

La prima e fondamentale testimonianza sull'esistenza di Lucia proviene da un'iscrizione greca scoperta a Siracusa nel giugno del 1894 dal professor Paolo Orsi nella catacomba di San Giovanni: l'epigrafe, dedicata da un siracusano alla moglie Euschia alla fine del IV secolo o all'inizio del V secolo, che prova l'esistenza di una forte devozione per la santa, il cui anniversario era già commemorato da una festa liturgica.

A Siracusa esisteva un’antica sepoltura della Martire su cui poi sorse un’antica chiesa, ma nel 1040 il corpo della Martire fu prelevato dai Bizantini e portato a Costantinopoli; poi successivamente da qui è stato trafugato dai Veneziani - che conquistarono e saccheggiarono la città - e attualmente è conservato e venerato nella Chiesa di San Geremia a Venezia.

La devozione a Santa Lucia si diffuse molto rapidamente: già nel 384 Sant'Orso di Ravenna, le dedica una chiesa a Ravenna; e papa Onorio I poco dopo un'altra a Roma.




Anche da noi, nella Chiesa di San Bartolomeo, uno dei busti argentei dell’altar maggiore è dedicato alla Martire di Siracusa e nel suo interno è contenuta una sua santa reliquia.

<La festa di S. Lucia offre a tutti la possibilità di considerare la grandezza di una donna che, per la fedeltà al Vangelo e ai suoi non negoziabili valori, non ha risparmiato nulla di sé ma ha dato la sua vita, in nome del coraggio della coerenza. Tale esempio deve provocare la coscienza di tutti noi che, mentre ci onoriamo del nome cristiano, in modo palese o ancor peggio subdolo lo tradiamo con l’incoerenza della vita. Essere cristiani non è una pennellata di estetica, e nemmeno una etichetta di prestigio da ostentare in circostanze diverse; non è un lasciapassare di potere. Essere e dirsi cristiani è una scelta di coerenza che non conosce e non ammette compromessi. Resti per tutti lapidaria l’espressione dei Padri della Chiesa: “Meglio essere cristiani e non dirlo, che dire di essere cristiani e non esserlo”> (Don Geremia Acri)
Amen.