giovedì 17 ottobre 2013

Giovedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)






“A questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione”.

Noi non siamo più la generazione di cui parla Gesù, però c’è un sangue innocente di cui dobbiamo rendere conto?

Abbiamo sulla coscienza un rendiconto da pagare?
Forse la nostra coscienza ci accusa?
Attenzione!

Consolante l’affermazione dell’Apostolo Paolo:
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù.
È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù”.

Qualunque sia il peccato di cui il nostro cuore, la nostra coscienza ci accusa, noi siamo stati redenti dal Sangue di Gesù.
È il suo Sangue, che grida a Dio Padre, Misericordia!
Non temiamo allora per le mancanze del passato, abbiamo un potente avvocato: Gesù Cristo!
La sua morte e la sua vittoria dia pace al nostro cuore ora che lo seguiamo con perseveranza e con Sant’Ignazio diciamo: “Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. È vicino il momento della mia nascita”.

Chi Sant’Ignazio, che oggi ricordiamo?
La Chiesa ricorda vari santi, escludendo i beati, che portano questo nome:
11 maggio - Ignazio da Laconi, religioso cappuccino
12 luglio - Ignazio Clemente Delgado, vescovo spagnolo, martire in Vietnam
31 luglio - Ignazio di Loyola, sacerdote e fondatore dei Gesuiti
22 settembre - Ignazio da Santhià, sacerdote cappuccino
23 ottobre – Ignazio di Costantinopoli, patriarca

Sant’Ignazio che oggi ricordiamo - primo santo con questo nome - fu il terzo vescovo di Antiochia, in Siria, terza metropoli del mondo antico dopo Roma e Alessandria d'Egitto, di cui san Pietro era stato il primo vescovo e Sant’Evodio il secondo vescovo. Non era cittadino romano, e pare che non fosse nato cristiano, convertendosi in età non più giovanissima. Mentre era vescovo ad Antiochia, l'Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione. Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto, in catene, da Antiochia a Roma dove si allestivano feste in onore dell'Imperatore e i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati dalle belve.
Durante il viaggio da Antiochia a Roma, Ignazio scrisse sette lettere. In una di queste lettere indirizzata alla Chiesa di Roma, ma per tutte le comunità cristiane, scrive:
“Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore”. (S. Ignazio d’Antiochia)

Che bellissimo e profondo richiamo! Essere un’ostia! Cos’è una ostia? L’Eucaristia è Cristo fra noi!
Eucaristia è offerta, ringraziamento, amore, sacrificio, dono di sé, presenza divina.

Signore, rendi anche noi un’ostia!
In forza della fatica del vivere e del credere,
in forza di tutti i nostri atti d’amore e di conversione,
in forza del Sangue di Gesù che ci ha giustificati gratuitamente:
fa che possiamo essere pane puro per Cristo,
frumento di Dio
presenza santa e santificante del tuo figlio Gesù.
Amen.