domenica 1 settembre 2013

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)



 
 
"vi siete avvicinati … a Gesù"
 
 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi!

Noi ci avviciniamo a Gesù nella Santa Eucaristia e nel nostro prossimo in cui riconosciamo il Signore.

Però alcune volte questa vicinanza è solo formale, se pur reale. Non è un incontro.

Qual è la strada per essere non solo vicini, ma essere un tutt’uno con Gesù?

L’umiltà: come norma e non di galateo.
 
Nella prima lettura presa dal libro del Siracide, abbiamo appreso: La mitezza porta all'essere amato (v. 17), l’umiltà apre l'uomo ai doni di Dio (v. 18), lo colloca di fronte a Dio, di fronte alla grandezza della Sua potenza (v. 20) perché lo destina al posto che gli compete e ne fa un testimone di Dio e della Sua grazia.


Passando al Vangelo di Luca, osserviamo innanzitutto che è un fatto capitato a Gesù. Arrivato a casa di un capo dei farisei che l’aveva invitato, il Messia osserva che gli ospiti fanno ressa per assicurarsi i primi posti. Sono persone convinte di avere diritto al posto d'onore. Allora il Redentore racconta una parabola, con la quale non intende ricordare una semplice regola di galateo, ma vuole offrire una regola religiosa – una norma - sul come comportarsi con Dio e, di conseguenza, con gli uomini.

Ci sono due brani nel Nuovo Testamento che possono illuminare questa parabola:

Il primo è la lettera di San Paolo ai Filippesi 2,3-11 in cui la frase centrale è l'invito ad "avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù... il quale... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce... Per questo Dio lo esaltò...".

L’umiltà in Gesù è il senso della sua incarnazione. Vivere l’umiltà significa allora significa vivere i sentimenti di Gesù. Non diciamo noi: quello lì è senza sentimento!

Umiltà è sentire come Gesù.

Il secondo brano è il Magnificat (Lc. 1,46-55 ): "Dio ha guardato l’umiltà della sua serva..."; che significa letteralmente Dio ha guardato in giù! Gli ultimi due termini (umiltà e serva) indicano chiaramente che la straordinaria e unica missione affidata da Dio a Maria ha avuto l'origine nella sua stessa umiltà vissuta con semplicità e gioia, aperta e disponibile alla volontà di Dio. L’umiltà di Maria è allora la dimensione di umana di una donna che era sulla stessa onda, sullo stesso "sentire" di Dio.

 
"vi siete avvicinati … a Gesù"
 
 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi! Qual è la strada?

L’umiltà L’umiltà è vivere il gusto di Dio
Scrive Romano Guardini:

"Umiltà cristiana .. implica prima di tutto che l'uomo ammetta di essere creatura. Non signore, ma creatura. Che ammetta di essere peccatore. Non un uomo nobile, un'anima bella, uno spirito eletto, ma un Peccatore... Non basta ancora, ma creatura di questo umile Iddio, e peccatore davanti a lui. Qui sta tutto".

Quindi non si può andare dal confessore e dire, mi benedica, perché io non ho peccati! La confessione non è una benedizione, ma è un "risintonizzare l’onda del sentire", sui sentimenti di Gesù.

Scrive Romano Guardini:

"Dio non mi va a genio": ecco un accento della più profonda ribellione. Umiltà vuol dire spezzare questa pretesa satanica del proprio gusto"

L’umiltà è allora avere il gusto di Dio. non il mio gusto, ma il gusto di Dio.

Torniamo ancora a Gesù e Maria.

Gesù nell’orto degli ulivi, Maria a Nazaret: due scene in cui l’umiltà di entrambe appare. Gesù: non il mio gusto, ma il tuo. Maria: non capisco, ma avvenga secondo il tuo gusto!

Scrive Romano Guardini:

"Naturalmente, non bisogna confondere questo con debolezza che si lasci andare, o con astuzia che si faccia più piccola di quello che è; tanto meno con un istinto di auto-umiliazione di origine malsana".

Si capisce che un uomo può essere umile soltanto nella misura in cui vive la grandezza che egli è, e deve diventare, da Dio.
 
"vi siete avvicinati … a Gesù"

 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi! Qual è la strada?

L’umiltà: «L’umiltà è la madre, la radice, la nutrice, il fondamento, il legame di tutte le altre virtù», dice S. Giovanni Crisostomo

L’umiltà è quindi concretezza. Se imparo a vivere il sentire e il gusto di Gesù, non sono più solo vicino a Gesù, non mi sto solo avvicinando, ma sono presenza di Gesù: Egli è in me ed in Lui.

Questo cambia, ci cambia, cambia tutto!
 
Concludo con S. Agostino:
 
«Se mi chiedete che cosa vi è di più essenziale nella religione e nella disciplina di Gesù Cristo, vi risponderò: La prima cosa è l’umiltà, la seconda, l’umiltà, e la terza, l’umiltà … (Epist. 118, 22). Là dov'è l'umiltà, là è anche la carità», e dov’è l’amore, lì c’è Gesù!
 
"Venti, sessanta, cento anni...la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come Lui, annunciare il Suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo". (beato Pino Puglisi)
Gesù, umile e mite di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo!
Amen.