giovedì 15 agosto 2013

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA



 
 
Ognuno di noi ha fatto l’esperienza attraverso un amico, un parente o un conoscente della morte.

Noi tutti sappiamo – anche se pare politicamente scorretto dirlo, ma è la pura verità – che la morte ci attende inaspettata.

Può essere dopo una lunga e saggia vecchia; può essere dopo un vita di lavoro e arrivati alla pensione si vorrebbe dire "Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti", ed invece abbiamo fatto i calcoli senza l’oste: i beni sono pochi e la salute pure; ancora può essere che arriva in tenera età o in giovane età; in modo tragico o in modo inaspettato: comunque la morte ci attende!

Che discorsi direte!
Ma li sentiamo ogni giorno. Basta ascoltare un qualunque telegiornale, in cui sembra faccio a gara a prenderci letteralmente a schiaffi con annunci di morte.
 
 
 


La solennità odierna è una festa che parte da questo concetto: la morte. Ma non è annunciata come catastrofe, come evento che ci attende, ma come prospettiva che apre le porte al nostro destino ultimo. Non è una porta chiusa, ma una porta spalancata: così come la descrivono le icone, una porta divelta!

Nell’Assunzione di Maria al Cielo, la morte è una porta divelta … scardinata, che non si può più chiudere, perché in Maria assunta al Cielo noi celebriamo la vittoria di Cristo sulla morte, viviamo gli effetti della resurrezione di Gesù, vediamo realizzato il Credo nelle sue affermazioni:

"Credo … la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna".


In Maria è vinto l’ultimo nemico la morte … in Lei si è realizzata la resurrezione della carne in una creatura; nella Madre di Dio vediamo il compiersi del nostro destino la vita eterna per l’anima e per il corpo.

Quindi noi affermiamo "Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà", ma in Maria assunta al Cielo questo si è realizzato, ed è pegno di speranza per tutti noi.

In Maria la morte è evento di ricongiunzione stabile con l’amato, con il Dio dell’alleanza e della promessa in cui lei a creduto.

Nell’Assunzione si realizza sino in fondo il suo essere "nuova creatura."




Nell’Anno della Fede, celebrare l’Assunzione di Maria ha un particolare significato: quello che per noi avverrà alla fine dei tempi, in Maria è già avvenuto… quindi per noi avverrà!

In questa solennità dobbiamo rinnovare la nostra consapevolezza, radicarla. Aver fede infatti non è solo compiere un atto umano di fiducia, in una dinamica puramente affettiva (Gesù confido in te! per capirci..), ma avere consapevolezza radicata di quello in cui si crede.

Diceva il Venerabile Pio XII: "La Chiesa non teme tanto i propri nemici, ma teme l’ignoranza del suo popolo".

Oggi siamo bombardati con ogni mezzo da infiniti contenuti, ma spesso viviamo un reale analfabetismo di fede.

Celebrare l’Assunzione di Maria, non vuol dire quindi celebrare una festa dedicata alla Madonna, ma far memoria - radicare nel nostro cuore - che la vita non finisce con la morte, ma noi professiamo la fede nella resurrezione del corpi e non nella rincarnazione!
 
Ovvio direte … purtroppo non molto oggi!
Pur essendo bombardati da tanti contenuti – alcune volte mal raccontati o mal ascoltati – rischiamo di fare una minestra – meglio una passato – di fedi, dimenticandoci in cosa noi crediamo.

Concludo. Nella solennità di Maria al Cielo assunta noi professiamo questa fede: "Credo … la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna".

Se crediamo in questo, costruiamo un quotidiano che è riflesso di questa nostra fede. Non abbassato tutto sul materiale, ma innalzato, proteso verso "il Cielo", verso Dio! Amen.

TRIDUO per San Rocco

 
 



Glorioso San Rocco, che colpito da morbo pestilenziale
nell'atto di servire ad altri infetti,
e posto da Dio alla prova con atroci dolori,
domandaste ed otteneste di essere posto lungo la strada,
indi da quella scacciato,
fuori della città vi ricoveraste in povera grotta,

presso Sarmato,
ove da un Angelo vennero risanate le vostre piaghe
e da un cane pietoso ristorata la vostra fame,
recandovi ogni giorno un pane tolto alla mensa del suo padrone, Gottardo,
ottenete a noi tutti la grazia di soffrire
con inalterabile rassegnazione le infermità,

le tribolazioni,
le disgrazie tutte di questa vita,
aspettando sempre dal cielo il necessario soccorso. Amen.