domenica 26 maggio 2013

OMELIA SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO C)




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Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità.

«La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina. Esse sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio» (Compendio, 48).

Il mistero trinitario è il centro della fede cristiana.
Dio non è una religione, ma è una relazione.
Il significato comune della parola “relazione” è legame di affetto, di amicizia, di affari e di amore intercorrente tra due o più persone.
Il termine relazione non si addice al rapporto con Dio, credo che la Parola di Dio prediliga il termine comunione. A tal motivo, il precedente concetto sarebbe più corretto come: Dio non è una religione, ma un rapporto di comunione.

Questo concetto, benché altamente spirituale, è allo stesso tempo qualcosa di semplice e quotidiano, qualcosa che Dio richiede ad ognuno di noi. Egli non chiede mai quello che non possiamo dargli!

Nasce spontaneo porsi queste domande: Come possiamo avere comunione intima con Dio?
Quali sono le condizioni che Dio richiede per avere tale comunione?

A queste domande ci aiuta a rispondere, come sempre, la Parola di Dio.

Dalla prima lettura – Proverbi (Pr 8,22-31 ) - sappiamo che Dio ha una relazione con tutta la creazione, con la natura, con gli animali e con tutto quello che esiste nell’universo.

In essa capiamo che però la relazione profonda è all’interno della Trinità: “io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno” (Pr 8)

Tuttavia, creando l’uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza, Egli fornì loro la capacità di avere una relazione differente da tutte le altre cose create.

L’uomo non capì il valore di avere una relazione-comunione con Dio, fine per il quale Lui ci ha creati.

Questa relazione scardinata e disordinata, a causa del peccato originale, viene riportata alla sua armonia con l’Incarnazione: “noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. (Rm 5).

È la morte sulla croce di Gesù, che spandendo il suo sangue, ci ha purificarci dal peccato, permettendoci di avere una relazione intima di comunione col Padre: “Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia”. (Rm 5).

Infine, è lo Spirito Santo, che alimenta in noi questa comunione con gemiti e con sussulti, rigenerando “l’amore di Dio” che “ è stato riversato nei nostri cuori” (Rm 5).
Ecco che la solennità odierna – oltre a farci riscoprire il mistero trinitario – ci invita a costruire comunione ad immagine della Santissima Trinità.

“Se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...” – diceva il Beato Giuseppe Puglisi, sacerdote palermitano martire.

Ma io cosa posso fare?

Vivi una vera comunione con Dio Padre, Figlio, Spirito Santo. Non solo con i tuoi atti di culto, ma entrando con tutta la tua mente e il tuo cuore nel mistero trinitario. Pensa come Dio! Pensa come Gesù! Ragiona come lo Spirito santo.

Afferma infatti San Paolo: “ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza”.
Pensa come Dio!

Vivi una vera comunione con gli uomini. Papa Francesco ha affermato: «Chiediamo al Signore Gesù che ci dia la grazia di non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani di buone maniere e cattive abitudini, di seguire Gesù, di andare dietro Gesù, sulla sua strada».
Osserviamo come Gesù costruisce la comunione con gli uomini.

Egli in primis si abbassa: facendosi uomo. Abbassiamoci anche noi passando da un atteggiamento di individualismo ad un atteggiamento di altruismo. Questo costruisce comunione, comunione vera!
Gesù poi rimanda sempre ad una comunione più grande: non chiude un cerchio, ma apre all’eterno.
Afferma Papa Francesco: “Domandiamoci oggi: siamo aperti alle "sorprese di Dio"? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza?”.

Questo significa anche che costruire comunione significa entrare nell’idea di armonia di Dio: la comunione non è uniformità, e nemmeno omologazione.
Afferma ancora Papa Francesco: “Chiediamoci allora: sono aperto all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo? Mi faccio guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa?”.

“Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” – così afferma il Vangelo ascoltato in questa solennità.

La comunione con Dio ci deve sì esortare a vivere una vera comunione nella Chiesa – affinché l’amore dei discepoli sia segno della comunione trinitaria – ma non per creare un gruppo di isolati dal mondo, ma per essere nel mondo segno di questa comunione divina.

Afferma nuovamente Papa Francesco: “Lo Spirito Santo ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo. Chiediamoci se abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione”.

Concludo con un pensiero di San Josèmaria Escrivà de Balaguer:
«Frequenta le tre Persone, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. E per arrivare alla Trinità Beatissima, passa attraverso Maria»
Amen.