domenica 19 maggio 2013

DOMENICA DI PENTECOSTE (ANNO C)





Nel Vangelo della vigilia di Pentecoste – perché questa solennità ha una sua struttura liturgica vigiliare con la possibilità di più letture oltre le tre normali – si legge:
“il grande giorno della festa”. (Gv 7)
Qual è la festa?
Gesù da buon ebreo viveva le feste della tradizione giudaica in cui il popolo di Israele faceva memoria – come noi oggi – della storia della salvezza, del suo cammino di relazione con Dio.
Al festa citata in Gv 7,37 è lo Sukot. È conosciuta anche come "Festa delle capanne".
Scrive Dt 16,13: “Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio”.
Una festa di collocazione agricola, che divenne poi memoria del dono della legge mosaica: le tavole della Legge, in esse il popolo liberato dalla schiavitù diventava il popolo dell’Alleanza, Israele.




Noi celebriamo in questa festa il dono dello Spirito santo.
È lo Spirito che io noi scrive la legge di Dio e fa di noi il popolo che ha sul cuore la legge e non più sulle tavole.

“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili”. (Rm 8)

Un’immagine. Lo Spirito santo scrive in noi con una matita, e non con una penna biro!
Egli da a noi la possibilità di accogliere i suoi gemiti – come le doglie di un parto - e quindi di riscrivere in libertà con la nostra stessa vita, una vita secondo lo Spirito di Cristo.

In questa festa nasce un popolo nuovo, che ha una sola lingua e parla la lingua del suo Signore.
“Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale
e su coloro che hai reso figli di adozione
in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo,
… albori della Chiesa nascente”. (Prefazio di Pentecoste)

Nasce la Chiesa, popolo della nuova alleanza.
Ma qual è la lingua del suo Signore?

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti … Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. (Gv 14)
Ecco la lingua che parla il popolo del Signore: è quella imparata alla scuola del cenacolo, alla scuola della Croce.

«Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva» (Gv 7) … Questo egli disse dello Spirito “lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14)

 Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna”.

Vieni, Spirito Santo, vieni e dammi questo cuore largo, questo cuore che sia capace di amare con umiltà, con mitezza ma sempre questo cuore largo che sia capace di amare”. (Papa Francesco)