lunedì 30 settembre 2013

Nuovi Santi!





Il 27 aprile 2014 saranno canonizzati i beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II!

domenica 29 settembre 2013

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)




 
 
"Ciò che mi attira a Te, Signore, sei Tu! Tu solo, inchiodato sulla Croce, con il corpo straziato tra agonie di morte. E il Tuo amore si è talmente impadronito del mio cuore che, quand’anche non ci fosse il Paradiso, io Ti amerei lo stesso. Nulla hai da darmi, per provocare il mio amore, perché, quand’anche non sperassi ciò che spero, pure Ti amerei come Ti amo".
 
Una deliziosa e profonda preghiera di San Carlo. Che ben si presta per iniziare questa riflessione nella nostra festa patronale, alla luce della Parola di Dio di questa 26° domenica del Tempo Ordinario.

- Una domenica in cui la Parola di Dio ci richiama ancora sulla ricchezza e sulla povertà, non solo in riferimento al primato di Dio, ma anche sull'oltre: in prospettiva eterna. Perché la povertà evangelica e la ricchezza segnano il già e il non ancora!

«Beato colui che sa leggere questo libro!», affermerà San Carlo guardando il Crocifisso.


Il Crocifisso è il punto focale della nostra sequela: chi vuole essere mio discepolo ... dirà Gesù!

Solo chi si focalizzerà su Gesù sarà capace di non dimenticarsi "della rovina di Giuseppe".


Infatti il ricco epulone, ritorto su se stesso, è un uomo dallo sguardo corto, non si accorge di ciò che accade alla porta della sua casa.

"Noi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui". (Card. Scola)
La relazione con Gesù segna la relazione con gli uomini: in caso contrario rischiamo di essere cristiani, citando San Vincenzo de' Paoli, che vivono il doppio comandamento dell'Amore in modo affettivo e non effettivo.

- La prosperità del ricco epulone non è solo decadenza umana, ma è anche perdita dell'orizzonte, direbbe Paolo: "Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato".

Infatti dice il Vangelo: "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto".


La ricchezza è allora dannazione?
 
Non credo proprio. Però potremmo dire citando Gesù: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi».



La condanna eterna del ricco epulone è il frutto suo cammino: ha speso tutta una vita a seguire la ricchezza con tutte le sue conseguenze e non il Signore.

- "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".
Così si conclude il dialogo nell'eternità tra Abramo e il ricco epulone. Il senso è molto cristologico, è per gli ascoltatori di sempre: noi siamo persuasi dalla resurrezione di Gesù? Io sono stato vinto da Gesù?

- Un richiamo veloce, rileggendo questa parabola: viviamo quella carità che è la preghiera per i defunti? Vorrei suggerirlo in modo particolare ai più giovani, ma è per tutti noi.

- Dovrei parlare di me, visto l'occasione, parlare della mia vocazione, del mio cammino, ma avremo tempo al 25mo di sacerdozio. Solo alcuni pensieri: non amo i complimenti e le moine, la stima per una persona si intesse senza parole; amo una comunità di collaboratori e non di esecutori, ma senza però che questa prospettiva si ribalti, perché è segno di una immaturità ecclesiale; infine, per essere sincero, sono arrivato a San Paolo con un cuore aperto e libero circa i cammini di fede che il Signore ci fatto percorrere, mi sono però accorto che alcune volte la storia personale può essere una ostacolo per incontrarsi realmente, beh impegniamoci a non assolutizzare nulla, che la Chiesa è una comunità di uomini e donne non uguali, ma diversi, perché diverso ed infintamente bizzarro è stato il Signore nel farsi incontrare, ne è una prova la storia dei santi: la Chiesa è una popolo in comunione in Cristo, comunione non è uguaglianza, direbbe il nostro Cardinale Arcivescovo: è la pluriformità nell'unità! Quindi impegniamoci in un cammino di vera comunione e libertà in Cristo.



Concludo ritornando a San Carlo e al Santo Crocifisso:

"Non siamo degni di chiederti che le tue stimmate si imprimano visibilmente nel nostro corpo, come già sul corpo del tuo servo Francesco. Né osiamo desiderare di portarle segretamente, favore che accordasti alla tua sposa Caterina da Siena, come ella per umiltà te ne aveva pregato. Questi sono doni e favori specialissimi, conferiti soltanto a coloro che con l’esercizio delle più esimie virtù e con una carità intensissima si disposero a riceverli. Ma ti supplichiamo almeno di questo: che tu infiammi del tuo amore i nostri cuori, […] Cosicché, portando nel nostro corpo la tua morte, anche la tua vita si manifesti in noi (cfr 2Cor 4, 10) e, partecipando alla tua Passione, meritiamo di partecipare alla tua gloria (cfr Rom 8, 17)". Amen.

Festa del Santissimo Crocifisso






 
 
Canto e segno di Croce

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre,nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest'uomo era giusto». (Lc 23)

 


Litanie a Cristo crocifisso (di Anonimo)

Preghiamo insieme e diciamo: ricordati di noi

1. Cristo crocifisso, amore del Padre: nel tuo regno, ricordati di noi!
2. Cristo crocifisso, sorgente dello Spirito: nel tuo regno, ricordati di noi!
3. Cristo crocifisso, agnello e pastore: nel tuo regno, ricordati di noi!
4. Cristo crocifisso, riscatto della colpa: nel tuo regno, ricordati di noi!
S. Cristo crocifisso, perfetta espiazione: nel tuo regno, ricordati di noi!
6. Cristo crocifisso, nostra riconciliazione: nel tuo regno, ricordati di noi!
7. Cristo crocifisso, fonte della pace: nel tuo regno, ricordati di noi!
8. Cristo crocifisso, nuova alleanza: nel tuo regno, ricordati di noi!
9. Cristo crocifisso, abbraccio universale: nel tuo regno, ricordati di noi!
10. Cristo crocifisso, benedizione del mondo: nel tuo regno, ricordati di noi!
11. Cristo crocifisso, luce agli smarriti: nel tuo regno, ricordati di noi!
12. Cristo crocifisso, conforto degli afflitti: nel tuo regno, ricordati di noi!
13. Cristo crocifisso, medico dei deboli: nel tuo regno, ricordati di noi!
14. Cristo crocifisso, tesoro degli apostoli: nel tuo regno, ricordati di noi!
15. Cristo crocifisso, sposo dei vergini: nel tuo regno, ricordati di noi!
16. Cristo crocifisso, dignità dei sacerdoti: nel tuo regno, ricordati di noi!
17. Cristo crocifisso, cuore della Chiesa: nel tuo regno, ricordati di noi!
18. Cristo crocifisso, centro dell'unità: nel tuo regno, ricordati di noi!
19. Cristo crocifisso, albero di vita: nel tuo regno, ricordati di noi!
20. Cristo crocifisso, roveto sempre ardente: nel tuo regno, ricordati di noi!
21. Cristo crocifisso, ultima parola: nel tuo regno, ricordati di noi!
22. Cristo crocifisso, lampada del cielo: nel tuo regno, ricordati di noi!




Viviamo anche quest'anno la processione, un gesto di fede; facendoci guidare dalle parole del nostro Cardinale Arcivescovo e da alcuni brani evangelici che richiamano la nostra vita: la fede è un incontro con Gesù, solo questo incontro salva.


CANTO (esce la processione)
 
Il Figlio dell’uomo semina il seme buono nel campo che è il mondo. Questo significa che tutto dell’uomo e tutti gli uomini sono interlocutori di Gesù. Come comunicare che la fede è un dono alla portata di tutti? Come mostrare allora che non vi è opposizione tra fede e ragione, le due ali dell’umana, inesausta ricerca? Come superare la diffidenza, in molti diffusa, verso la fede e la Chiesa? A questi interrogativi papa Francesco ha dato una risposta semplice e diretta: «La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi... La fede... appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo» (Lumen fidei 4).

Noi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui.
CANTO
 
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mt 9)

Dopo l’incontro con Gesù di Nàzaret nulla fu più come prima nella vita dei discepoli. Mentre lo ascoltavano, camminavano con Lui per le strade di Galilea, lo vedevano abbracciare i peccatori e guarire gli ammalati, condividevano le loro giornate con Lui... insomma dalla convivenza con Gesù ebbe inizio una storia ininterrotta di rapporti umani, che ha raggiunto anche noi, in cui Dio stesso si comunica da Libertà a libertà.
CANTO
 
* decina del S. Rosario - primo mistero: l'Annuncizione dell'angelo a Maria. Tutto partì da qui!

 

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. (Mt 15)
CANTO
 
DALLE LITANIE ALLA SANTA CROCE

 

Preghiamo insieme e ripetiamo dopo il lettore:


Croce nostra corona salvaci, Santa Croce
Firmamento di pace salvaci, Santa Croce
Che ci apri il paradiso salvaci, Santa Croce
Verga delle meraviglie di Dio salvaci, Santa Croce
Baluardo della fede salvaci, Santa Croce

Croce vita dei giusti aiutaci, Santa Croce
Risurrezione dei morti aiutaci, Santa Croce
Chiave del regno dei cieli aiutaci, Santa Croce
Difesa dei poveri aiutaci, Santa Croce
Sicuro rifugio di coloro che sono in pericolo aiutaci, Santa Croce

Croce segno di castità illuminaci, Santa Croce
Modello di santità illuminaci, Santa Croce
Che dai forza alla castità illuminaci, Santa Croce
Palma di immortalità illuminaci, Santa Croce
Tesoro di tutti i beni illuminaci, Santa Croce

 

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10)



CANTO
 
* decina del S. Rosario - secondo mistero: La nascita di Gesù a Betlemme. Un Dio che si fa uomo per essere incontrato.


 

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». (Lc 7)
CANTO
 
* decina del S. Rosario - terzo mistero: Gesù istituisce l'Eucarestia. Ecco il pane del cammiano, che si fa sequela.



DALLE LITANIE ALLA SANTA CROCE

 
Preghiamo insieme e ripetiamo dopo il lettore


Croce salvezza dei fedeli sostienici, Santa Croce
Che ricevi splendore dalle membra di Cristo sostienici, Santa Croce
Resa nobile dal sangue di Cristo sostienici, Santa Croce
Resa santa dal corpo di Cristo sostienici, Santa Croce
Segno vivificante del Figlio di Dio sostienici, Santa Croce

Croce che ci doni la sanità confortaci, Santa Croce
Pegno di libertà confortaci, Santa Croce
Altezza del cielo confortaci, Santa Croce
Profondità della terra confortaci, Santa Croce
Che abbracci tutto il mondo confortaci, Santa Croce

 

Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, perché l'unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire.
Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l'emorragia si arrestò. 45Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l'aveva toccato e come era stata guarita all'istante. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace!». (Lc 8)
CANTO
 
* decina del S. Rosario - quarto mistero: Gesù muore in Croce . Qui è il compimento dell'Incarnazione.

 

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!». (Lc 17)
CANTO
 
* decina del S. Rosario - quinto mistero: Gesù risorge a morte. Ecco la speranza della vittoria.



DALLE LITANIE ALLA SANTA CROCE

 
Preghiamo insieme e ripetiamo dopo il lettore


Croce che trionfi sui demoni liberaci, Santa Croce
Che distruggi il peccato liberaci, Santa Croce
Che sconfiggi il mondo liberaci, Santa Croce
Che vinci la morte liberaci, Santa Croce
Che annienti l’inferno liberaci, Santa Croce

Da ogni male liberaci, Santa Croce
Da ogni peccato liberaci, Santa Croce
Dal potere del maligno liberaci, Santa Croce
Dalle insidie di tutti i nemici liberaci, Santa Croce
Dalla fame e dalla guerra liberaci, Santa Croce
Da ogni malattia liberaci, Santa Croce
Dai fulmini e dalle tempeste liberaci, Santa Croce
Dalla paura della morte liberaci, Santa Croce
Dalla morte eterna liberaci, Santa Croce

 

Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». (Lc 22)

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le sue opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi: la fede agiva insieme alle opere di lui, e per le opere la fede divenne perfetta. E si compì la Scrittura che dice: Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio. Vedete: l'uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. (Gc 2)
CANTO, inizia la S. Messa

 

sabato 28 settembre 2013

Beato Miroslav Bulešić, prega per noi!




Oggi è beatificano a Pula (Croazia) il sacerdote Miroslav Bulešić, martire per la fede il 24 agosto 1947.
 
 
 
 
E' il secondo istriano (italiano-croato) beatificato nella mattanza delle foibe. Il primo fu il sacerdote Francesco Giovanni Bonifacio, beatificato nel 2008, e morto per la fede 11 (?) settembre 1946.
 
 


O Dio, che hai associato
il Beato Miroslav Bulešić
alla passione del tuo Figlio
e fai risplendere nella Chiesa
la gloria del suo martirio,
concedi anche a noi di venire a te
sulle orme dei testimoni della fede
e di avere parte con loro alla gioia eterna.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio,
che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.
 
(comune di un martire, orazione - primi vespri ambrosiani)
 



Triduo a S. Teresina

 
 
"Un giorno una delle mie maestre dell’Abbazia mi chiese cosa facevo nei giorni di vacanza quando ero sola. Io le risposi che andavo dietro il mio letto in uno spazio vuoto che c’era e che mi era facile chiudere con la tenda e che là «pensavo». «Ma a cosa pensi?» mi disse. «Penso al Buon Dio, alla vita... all’eternità, insomma penso!... La buona religiosa rise molto di me, più avanti le piaceva ricordarmi il tempo in cui pensavo, e mi chiedeva se pensavo ancora... Adesso capisco che facevo orazione senza saperlo e che già il Buon Dio mi istruiva in segreto". (Ms A, 104)

giovedì 26 settembre 2013

Giovedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria dei Santi Cosma e Damiano medici e martiri



 
All'inizio della settimana abbiamo ascoltato il racconto del ritorno dall'esilio nel libro di Esdra, al tempo di Ciro. Con il profeta Aggeo siamo al tempo di Dario, successore di Ciro, molti anni dopo. Ritornati in patria, gli Israeliti avevano subito innalzato un altare, ma non ricostruito il tempio. Passarono gli anni, ed essi si costruirono le proprie comode case, ma non trovarono mai né il tempo nè i mezzi per ricostruire la casa di Dio.
Così il Signore, attraverso il profeta Aggeo, rimprovera il suo popolo. Quale insegnamento per noi ha questa vicenda?
 
Siamo più attenti ai nostri progetti che dare gloria a Dio nei nostri progetti!
Il Tempio per Israele era il segno e la presenza delle Signoria e della Maestà di Dio: non costruirlo voleva dire, noi bastiamo a noi stessi!
 
Ma ci bastiamo? Siamo felici per questo?
Il Vangelo ci racconta di Erode, che aveva fatto uccidere il Battista, ed ora sente dei racconti su Gesù. E' curioso di capire chi è Gesù, vuole vederlo.
Come il Tempio era la presenza di Dio, ora Gesù è la presenza di Dio: ricordiamo ciò che accade alla sua morte come l'evangelista racconta lo squarciamento del velo del Tempio - (il velo che isolava il Santo dei Santi, dove dimorava l'Arca, in cui vi erano le tavole della Legge) -, come a dirci, che ora nulla è più nascosto, Dio è visibile in Gesù. Gesù è il vero tempio, in lui Dio è vicino al suo popolo, Gesù è la legge, la Parola che da vita.
L'attegimento curioso di Erode è allora da superare: non basta vedere Gesù, bisogna entrare in relazione con Lui. Non basta avere un attegiamento di ammirazione, ma bisogna riconoscere in Gesù il Signore e il Maestro.
I Santi Martiri ci richiamano in questo percorso.

"Spesso si è sostenuto che il culto dei martiri sia solo la traslazione in campo cristiano del culto tributato dagli antichi romani ai defunti e agli eroi. ... La figura dell’eroe e del martire si distinguono profondamente: mentre nel primo si esalta la forza, il potere, la vittoria, nel martire emerge l’apparente sconfitta, l’umiliazione, la caduta a terra. Ma proprio in questo fallimento umano il martire si rende prossimo al divino per mezzo dell’emulazione di Gesù. Il martire tende dunque ad essere un tutt’uno con Cristo, cosa che invece non si riscontra fra l’eroe e le divinità pagane che godevano comunque di un culto distinto". (Nicola Rossetti)
 
Il Martire è colui che riconosce, ma non solo, si conforma al suo Signore e Maestro.

Oggi celebriamo la memoria dei Santi Martiri Cosma e Damiano e loro soci (o fratelli) Antimo, Leonzio ed Eupreprio.
Discepoli, in tutto simili al loro Signore e Maestro Gesù.
Come afferma il Martirologio Romano: vivevano "la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure".
Questa carità, compassione nata della fede dei Santi Cosma e Damiano, è certamente risposta al monito del loro Maestro Gesù: "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10, 8).
Il bene si fa gratis! Un richiamo per ciascuno di noi, in un mondo dove tutto a sempre un doppio fine: fosse solo anche guadagnare prestigio o stima o fama. Il bene si fa gratis!
La Passione, che si ispira a Teodoreto, ci informa che "i santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte". Passarono infatti per le prove dell'annegamento, della fornace ardente, della lapidazione, della flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio - per decapitazione - nell'anno 303.
Quindi quest'anno celebriamo i 1710 anni del loro martirio: una testimonianza di fede ultra millenaria.
Concludo con una preghiera:
 
Noi ti lodiamo e ti adoriamo, Signore, re del martiri, che per noi offristi la tua vita nella cena pasquale e nella oblazione cruenta sulla croce. Per i santi martiri Cosma e Damiano, uccisi a causa del vangelo e per testimoniare la loro fede in te, ti preghiamo, donaci la vera libertà di spirito, da' a noi pure una fede pura e coerente, fa che sosteniamo con fortezza le prove della vita e donaci di vincere le seduzioni del mondo, perché possiamo piacerti e meritare come loro di essere un giorno partecipi della tua gloria. Amen.

Santi Medici, pregate per noi!






Noi ti lodiamo e ti adoriamo, Signore, re del martiri, che per noi offristi la tua vita nella cena pasquale e nella oblazione cruenta sulla croce. Per i santi martiri Cosma e Da­miano, uccisi a causa del vange­lo e per testimoniare la loro fe­de in te, ti preghiamo, donaci la vera libertà di spirito, da' a noi pure una fede pura e coerente, fa che sosteniamo con fortezza le prove della vita e do­naci di vincere le seduzioni del mondo, perché possiamo piacerti e meritare come loro di essere un giorno par­tecipi della tua gloria. Amen.

mercoledì 25 settembre 2013

Mercoledì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria di Sant'Anàtalo e tutti i santi vescovi milanesi


 
"Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo".
Il grido di Esdra, è il grido un popolo prostrato a causa della sua infedeltà.

Un popolo schiavo, ma libero interiormente: la sua libertà è data dalla certezza della fedeltà di Dio che non lo abbandona.

Anche, noi sua Chiesa, viviamo la prostrazione. La nostra storia è fatta di cadute e di ascese. E' una Via Crucis: perché chi vuole essere discepolo, deve prendere la sua croce ogni giorno e seguire Gesù.

Gesù è consapevole di questa fragilità, invia i suoi discepoli, esortandoli a non preoccuparsi di prendere con se "nulla per il viaggio", perché appaia che non è opera umana, ma opera divina. Per di più gli chiede di essere liberi: abbandonati all'opera del Regno, ma liberi da ogni risultato. "Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro".

Certo i discepoli sono chiamati ad annunciare "ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni", ma poi il risultato del Regno è di Dio. Ognuno deve dare ragione alla sua conversione, della sua fedeltà a Dio stesso, ma non spetta a nessun discepolo raccogliere i frutti dell'annuncio: alla Chiesa spessa accompagnare all'incontro, dare gli strumenti.

Da quel lontano giorno i cui i discepoli "uscirono e giravano di villaggio in villaggio" ha portato che l'eco della buona notizia risuonasse anche nelle nostre terre.

Oggi, celebriamo l'opera dei Santi Vescovi milanesi, che avendo ricevuto l'annuncio ad opera degli Apostoli, hanno poi trasmesso la fede a questa terra lombarda, ed in particolare hanno fondato la nostra Chiesa Ambrosiana.

Una Chiesa, per certi versi prostrata, come ci ricorda Esdra, ma non abbandonata. Una Chiesa che sento la fatica del tempo in cui siamo, ma che spera nella fedeltà di Dio, che gli ha sembra mandato pastori santi in ogni tempo.
 



In questo giorno, dedicato fin da epoca antica alla memoria di sant’Anàtalo (metà II sec.), che è il primo nome a comparire nella lista dei vescovi di Milano, la Chiesa ambrosiana raccoglie la memoria ed esprime in una sola celebrazione la venerazione per i trentadue santi pastori (scelti tra i primi quarantaquattro) che l’hanno nutrita e guidata nei primi secoli della sua storia, dalle origini fino al vescovo Natale (metà VIII sec.), sepolto nella chiesa di S. Giorgio in palazzo che egli stesso aveva edificato.

Tra essi, solo quattro: Eustorgio, Dionigi, Ambrogio, Simpliciano, sono venerati separatamente. La comunità ecclesiale ambrosiana esprime così la sua gratitudine al Signore Gesù per la speciale provvidenza di cui è stata oggetto nei suoi inizi, certa di essere aiutata, attraverso i secoli, dall’intercessione presso Dio dei suoi primi vescovi. Secondo la tradizione fu compagno di evangelizzazione di san Barnaba, e da lui venne costituito vescovo di Milano e di Brescia. Suoi successori immediati, sono: Caio, Castriziano, Calimero, Mona, Mirocle, Materno e Protaso.
 



All'intercessione affidiamo il cammino della nostra Chiesa, perché in essa noi, ciascuno nella sua vocazione, possiamo essere segno di Dio nella storia.

Concludo con le parole del nostro Cardinale Arcivescovo:


"Il Figlio dell’uomo semina il seme buono nel campo che è il mondo. Questo significa che tutto dell’uomo e tutti gli uomini sono interlocutori di Gesù. Come comunicare che la fede è un dono alla portata di tutti? Come mostrare allora che non vi è opposizione tra fede e ragione, le due ali dell’umana, inesausta ricerca? Come superare la diffidenza, in molti diffusa, verso la fede e la Chiesa? A questi interrogativi papa Francesco ha dato una risposta semplice e diretta: «La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi... La fede... appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo» (Lumen fidei 4).
Noi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui". Amen.

Triduo ai Santi Martiri Cosma e Damiano (III)

Terzo Giorno



Invochiamo il dono della carità: "Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza.  Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto:  Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno". (cfr. 2 Cor 8)
 
La memoria della vostra gratuità nel compiere l'arte medica, o gloriosi Martiri Cosma e Damiano, ci guidi a comprendere la necessità di costruire un mondo giusto dove a ciascuno sia dato il suo: anche in questo si rende visibile l'avvento del Regno di Dio.
 
Santi Martiri Cosma e Damiano, pregate per noi!


 

martedì 24 settembre 2013

Triduo ai Santi Martiri Cosma e Damiano (II)

Secondo Giorno



Invochiamo il dono della fedeltà: "Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato".
(cfr. Eb 12)
 
La memoria della vostro martirio, o gloriosi Martiri Cosma e Damiano, ci guidi a comprendere la necessità della fedeltà personale nella lotta contro il peccato e contro ogni male, segno dell'avvento del Regno di Dio.
 
Santi Martiri Cosma e Damiano, pregate per noi!




lunedì 23 settembre 2013

Triduo ai Santi Martiri Cosma e Damiano (I)

Primo Giorno



 
Invochiamo il dono della santità: "Non trascurare il dono che è in te … Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano". (cfr. 1 Tm 4)
 
La memoria della vostra santità, o gloriosi Martiri Cosma e Damiano, ci guidi a comprendere la necessità della santificazione personale come strumento per l'avvento del Regno di Dio.
 
Santi Martiri Cosma e Damiano, pregate per noi!




venerdì 20 settembre 2013

Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria dei Santi Martiri Coreani

 

 
La prima lettura questa mattina ci mette in guardia.

C’è una modalità pericolosa di insegnare il messaggio di Cristo: è la modalità dell’utilizzo subdolo per il proprio tornaconto.

Tutto questo è deleterio per la fede, ma è anche fonte di "divisione", il nemico invidioso, il diavolo lavora dietro questa cattiva e subdola testimonianza. Perché l’orgoglio è la virtù dell’angelo ribelle!

Paolo esorta Timoteo ad essere "uomo di Dio". Quali sono le caratteristiche dell’uomo di Dio?

Scrive l’Apostolo: "tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni".

Vivere "la bella professione di fede": il cristiano deve essere un uomo dalla vita bella, non perché fotomodello o palestrato, ma perché bello come è bella l’umanità di Gesù.

Il vangelo, poi ci presenta, un gruppo di donne rinate alla grazia dopo l’incontro con Gesù:

"Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni".
Se ricordate la pagina evangelica di ieri, la peccatrice, capite come mai la tradizione ha preso un abbaglio unendo la peccatrice alla "Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni".

Costoro erano nobil donne ebree che convertite poi sostenevano la vita della comunità dei discepoli intorno a Gesù.

Due suggerimenti in questa mattina: vivere la fede in limpidezza di vita senza manipolare il contenuto evangelico in modo errato, per cui bisogna istruirsi nella fede senza nutrirsi di dicerie, andando alla fonti reali (Catechismo, Bibbia e Magistero); secondo vivere la fede nella Chiesa, partecipando alla sua vita e ai suoi bisogni.

Chiediamo l’intercessione dei Santi Coreani, "centotrè martiri, che testimoniarono coraggiosamente la fede cristiana, introdotta la prima volta con fervore in questo regno da alcuni laici e poi alimentata e consolidata dalla predicazione dei missionari e dalla celebrazione dei sacramenti. Tutti questi atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chiesa in Corea". Amen.

giovedì 19 settembre 2013

Giovedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)


San Roberto Bellarmino

San Gennaro vescovo martire



Leggendo la I lettura ci sentiamo richiamati ad una gara: essere santi. Una santa gara!

"Non trascurare il dono che è in te … Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano".
La santità personale è dono per la Chiesa, è dono per l’umanità: salvi te stesso e "quelli che ti ascoltano", non tanto per le tue parole, ma è la tua vita che parla!
La vita dei santi è sempre uno sprono verso la santità.
Oggi ricordiamo due santi vescovi: Roberto Bellarmino, cardinale arcivescovo di Capua, e Gennaro, vescovo di Benevento e martire.
Due fiori della grande famiglia di santi che la penisola italica ha generato.
Roberto Bellarmino è nato in Toscana, nel 1542. Gesuita come il Santo Padre Francesco. Molte cose si posso dire di lui. Vive in epoca particolare ed articolata della storia della Chiesa.
Due particolari volevo ricordare: ebbe la consolazione di guidare negli ultimi anni della sua vita San Luigi Gonzaga, che morì appena 23enne al Collegio Romano nel 1591 dopo aver contratto un male per salvare un uomo affetto da peste ed abbandonato per strada. Di lui negli anni successivi Bellarmino stesso promosse il processo di beatificazione. In questo periodo egli fece parte della commissione finale per la revisione del testo della Vulgata: ciò il testo della Sacra Bibbia in uso nel secolo XVI. Morì a Roma il 17 settembre 1621.
Un suo pensiero, tratto dai suoi scritti, egli è Dottore della Chiesa, cioè saggio maestro nella fede, pensiero che ben riprende la prima lettura:
"Se hai saggezza, comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Perciò stima vero bene per te ciò che ti conduce al tuo fine, vero male ciò che te lo fa mancare. Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà, salute e malattia, onori e oltraggi, vita e morte, il sapiente non deve né cercarli, né fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicità eterna, sono cattivi e da fuggire se la ostacolano"
(De ascensione mentis in Deum, grad. 1).
 
 
 
Il secondo santo di oggi, è Gennaro, forse nato in Calabria, poi fu eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani.
 
 
 
Il suo martirio avvenne a causa del suo ardore pastorale. Recatosi a Pozzuoli, con due compagni di viaggio, Festo e Desiderio, per confortare i cristiani ivi incarcerati a cause delle persecuzioni, tra cui il diacono Sossio: scoperto dal prefetto romano, che si infastidì dalla sua presenza, fu arrestato. Questo fatto fece protestare il diacono Procolo e due fedeli di Pozzuoli: Eutiche ed Acuzio. Anche loro furono arrestati e tutti preparati per essere sbranati dagli orsi nell’anfiteatro di Pozzuoli. Ma siccome il popolo, anche pagano, li aveva in simpatia, e poteva sollevarsi contro il prefetto, decise di farli decapitare in segreto 19 settembre del 305.
Questa è una bella pagina di storia della Chiesa, una comunità fedele e fervente: fossimo anche noi così!
Il culto napoletano a San Gennaro ebbe inizio nel 472 quando fu invocato in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio.
Come la donna peccatrice, ed per l’intercessione dei Santi Roberto e Gennaro, possa anche a noi il Signore rivolgere questa esortazione: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». Signore aumenta la nostra fede!


Liquefazione del Sangue di San Gennaro
19 settembre 2013 - ore 9.40
 

giovedì 5 settembre 2013

Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

memoria liturgica della Beata Teresa di Calcutta



Primo pensiero
"dal giorno in cui ne fummo informati, non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate piena conoscenza della sua volontà"
Pregare, intercedere per gli altri, è chiedere a Dio, per la forza dello Spirito Santo, di aver la capacità di vivere la sua volontà.

 
Secondo pensiero
"«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono".
 
Così Pietro ebbe la sua chiamata, la sua vocazione al seguito di Gesù.

Però noi sappiamo che dopo questa chiamata, Pietro, ne ebbe una seconda dopo la Resurrezione: nel famoso dialogo del "mi ami tu".

Anche la Beata Teresa di Calcutta, ebbe due chiamate al seguito di Gesù.

A 18 anni decise di entrare nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto. Nel 1928 fu in Irlanda, nel 1929 in India. Nel 1931 la giovane Agnes emette i primi voti prendendo il nuovo nome di suor Mary Teresa del Bambin Gesù (scelto per la sua devozione alla santa di Lisieux), e per circa vent’anni insegna storia e geografia alle ragazze di buona famiglia nel collegio delle suore di Loreto a Entally, zona orientale di Calcutta.

Ma il 10 settembre 1946, mentre era in treno diretta a Darjeeling per gli esercizi spirituali, avvertì la "seconda chiamata": lei doveva lasciare il convento per i più poveri dei poveri. Lasciò le suore di Loreto il 16 agosto 1948. Fonda così le Missionarie della Carità, che nel 1950 ottengono il riconoscimento da parte della Chiesa.

Tutto l’opera di Madre Teresa è scritta nel grido di Gesù sulla Croce: "Ho sete". Dissetarsi dell’Amore di Dio per essere capaci di dissetare l’umanità malata d’amore.

Signore, dona anche a noi questa desiderio e traccia per noi la chiamata per essere segni del tuo Amore.

Beato Giuseppe Puglisi, prega per noi!






1993 - 2013
XX anniversario del martirio del beato Giuseppe Puglisi, la cui memoria liturgica è il 21 ottobre.
 
"In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto"
(papa Francesco)
 
 


mercoledì 4 settembre 2013

Santa Rosalia e Beata Rosa da Viterbo, pregate per noi!





Martirologio Romano, 4 settembre: A Palermo, santa Rosalia, vergine, che si tramanda abbia condotto vita solitaria sul monte Pellegrino.
 
 


Martirologio Romano, 6 marzo: A Viterbo, beata Rosa, vergine, del Terz’Ordine di San Francesco, che fu assidua nelle opere di carità e a soli diciotto anni concluse anzitempo la sua breve esistenza.
 
A Viterbo, di cui è patrona della città e compatrona della diocesi, è ricordata il 4 settembre, giorno della traslazione.

domenica 1 settembre 2013

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)



 
 
"vi siete avvicinati … a Gesù"
 
 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi!

Noi ci avviciniamo a Gesù nella Santa Eucaristia e nel nostro prossimo in cui riconosciamo il Signore.

Però alcune volte questa vicinanza è solo formale, se pur reale. Non è un incontro.

Qual è la strada per essere non solo vicini, ma essere un tutt’uno con Gesù?

L’umiltà: come norma e non di galateo.
 
Nella prima lettura presa dal libro del Siracide, abbiamo appreso: La mitezza porta all'essere amato (v. 17), l’umiltà apre l'uomo ai doni di Dio (v. 18), lo colloca di fronte a Dio, di fronte alla grandezza della Sua potenza (v. 20) perché lo destina al posto che gli compete e ne fa un testimone di Dio e della Sua grazia.


Passando al Vangelo di Luca, osserviamo innanzitutto che è un fatto capitato a Gesù. Arrivato a casa di un capo dei farisei che l’aveva invitato, il Messia osserva che gli ospiti fanno ressa per assicurarsi i primi posti. Sono persone convinte di avere diritto al posto d'onore. Allora il Redentore racconta una parabola, con la quale non intende ricordare una semplice regola di galateo, ma vuole offrire una regola religiosa – una norma - sul come comportarsi con Dio e, di conseguenza, con gli uomini.

Ci sono due brani nel Nuovo Testamento che possono illuminare questa parabola:

Il primo è la lettera di San Paolo ai Filippesi 2,3-11 in cui la frase centrale è l'invito ad "avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù... il quale... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce... Per questo Dio lo esaltò...".

L’umiltà in Gesù è il senso della sua incarnazione. Vivere l’umiltà significa allora significa vivere i sentimenti di Gesù. Non diciamo noi: quello lì è senza sentimento!

Umiltà è sentire come Gesù.

Il secondo brano è il Magnificat (Lc. 1,46-55 ): "Dio ha guardato l’umiltà della sua serva..."; che significa letteralmente Dio ha guardato in giù! Gli ultimi due termini (umiltà e serva) indicano chiaramente che la straordinaria e unica missione affidata da Dio a Maria ha avuto l'origine nella sua stessa umiltà vissuta con semplicità e gioia, aperta e disponibile alla volontà di Dio. L’umiltà di Maria è allora la dimensione di umana di una donna che era sulla stessa onda, sullo stesso "sentire" di Dio.

 
"vi siete avvicinati … a Gesù"
 
 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi! Qual è la strada?

L’umiltà L’umiltà è vivere il gusto di Dio
Scrive Romano Guardini:

"Umiltà cristiana .. implica prima di tutto che l'uomo ammetta di essere creatura. Non signore, ma creatura. Che ammetta di essere peccatore. Non un uomo nobile, un'anima bella, uno spirito eletto, ma un Peccatore... Non basta ancora, ma creatura di questo umile Iddio, e peccatore davanti a lui. Qui sta tutto".

Quindi non si può andare dal confessore e dire, mi benedica, perché io non ho peccati! La confessione non è una benedizione, ma è un "risintonizzare l’onda del sentire", sui sentimenti di Gesù.

Scrive Romano Guardini:

"Dio non mi va a genio": ecco un accento della più profonda ribellione. Umiltà vuol dire spezzare questa pretesa satanica del proprio gusto"

L’umiltà è allora avere il gusto di Dio. non il mio gusto, ma il gusto di Dio.

Torniamo ancora a Gesù e Maria.

Gesù nell’orto degli ulivi, Maria a Nazaret: due scene in cui l’umiltà di entrambe appare. Gesù: non il mio gusto, ma il tuo. Maria: non capisco, ma avvenga secondo il tuo gusto!

Scrive Romano Guardini:

"Naturalmente, non bisogna confondere questo con debolezza che si lasci andare, o con astuzia che si faccia più piccola di quello che è; tanto meno con un istinto di auto-umiliazione di origine malsana".

Si capisce che un uomo può essere umile soltanto nella misura in cui vive la grandezza che egli è, e deve diventare, da Dio.
 
"vi siete avvicinati … a Gesù"

 
Abbiamo letto nella II lettura. È questo il desiderio di ciascuno di noi! Qual è la strada?

L’umiltà: «L’umiltà è la madre, la radice, la nutrice, il fondamento, il legame di tutte le altre virtù», dice S. Giovanni Crisostomo

L’umiltà è quindi concretezza. Se imparo a vivere il sentire e il gusto di Gesù, non sono più solo vicino a Gesù, non mi sto solo avvicinando, ma sono presenza di Gesù: Egli è in me ed in Lui.

Questo cambia, ci cambia, cambia tutto!
 
Concludo con S. Agostino:
 
«Se mi chiedete che cosa vi è di più essenziale nella religione e nella disciplina di Gesù Cristo, vi risponderò: La prima cosa è l’umiltà, la seconda, l’umiltà, e la terza, l’umiltà … (Epist. 118, 22). Là dov'è l'umiltà, là è anche la carità», e dov’è l’amore, lì c’è Gesù!
 
"Venti, sessanta, cento anni...la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come Lui, annunciare il Suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo". (beato Pino Puglisi)
Gesù, umile e mite di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo!
Amen.