giovedì 20 giugno 2013

Giovedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)





“Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo”. (2 Cor 11)

Paolo come sacerdote offre la sua comunità in sposa al Signore Gesù Cristo.
L’Apostolo vive così la sua paternità spirituale: condurre la comunità a lui affidata per l’annuncio del Vangelo ad essere fedele al suo Signore, come la casta sposa al suo sposo.

Questa è la gioia del’Apostolo, vedere che la gente a lui affidata è tutta del Signore.

«Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». (Gv 3)

Questa è la sua gelosia, qui egli si fa umile perché vuole legare la sua comunità al vero Pastore, Gesù, come ci racconta nella I lettura.
Egli è consapevole della fatica della fedeltà della sua comunità.
“il serpente con la sua malizia sedusse Eva”, la Chiesa, la nuova Eva, madre dei viventi, è sempre in balia della seduzione del serpente.
Non tanto sulla via del male, ma nella ricerca del falso bene: “così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo”.

Ed allora per essere forti e tutti di Gesù, la risposta è la preghiera.

Una preghiera nuova, dice il Signore Gesù, non come quella dei pagani che pregano con le parole - con tante parole - divinità che in realtà dice il Salmo 115 e 135: “Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono”, quasi che il pagano devo nel suo pregare sopperire al mutismo della divinità.
Il nostro Dio, vede e sente: Egli è la Parola fatta carne, Egli è colui che vede oltre il visibile perchè è Sapienza eterna incarnata.

Ecco che allora Gesù, Maestro e Signore, insegna ai suoi discepoli una preghiera che però è un stile, non soltanto un modo di pregare. Eccola:

Padre nostro che sei nei cieli,
- la preghiera è sempre al Padre, lui è il datore di ogni cosa.
sia santificato il tuo nome,
- la preghiera chiede sempre per rendere gloria a Dio, io santificandomi santifico il suo nome;
venga il tuo regno,
- la preghiera chiede sempre per realizzare il Regno di Dio, quindi il suo progetto di bene non il mio piccolo bene
sia fatta la tua volontà,
- la preghiera chiede sempre affidandosi alla volontà di Dio, come Gesù nell’orto degli ulivi.
come in cielo così in terra.
- la preghiera chiede sempre che la terra diventi Cielo, cioè tutta abitata dalla gloria di Dio.

Poi la preghiera diventa richiesta, supplica:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
- la preghiera chiede per il quotidiano, il futuro è in mano a Dio
e rimetti a noi i nostri debiti
- la preghiera è stare nella misericordia di Dio, ed in essa si alimenta
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
- la preghiera è donare misericordia di Dio, a misura di quella ricevuta
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male:
- la preghiera è affidamento alla potenza liberatrice di Dio che non ci abbandona (non ci induce, noi diciamo! Questa è la nuova traduzione del lezionario, che non è usata come preghiera liturgica, ma come Parola proclamata!), ma ci sostiene e li libera dal male con la Croce e la Resurrezione di Gesù
Amen.

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