giovedì 4 aprile 2013

Giovedì fra l'Ottava di Pasqua






La liturgia dell’Ottava di Pasqua è caratterizzata dalla presenza di queste pagine evangeliche della resurrezione – oggi leggiamo il seguito di ieri (i discepoli di Emmaus) – e dal Gloria.
Il canto del Gloria è la preghiera durante la quale nella Veglia pasquale si annuncia la resurrezione e si sciolgono le campane “legate” al Giovedì santo.

È incredibile - come in questa pagina evangelica – Gesù appare tra lo stupore del racconto di Cleopa, ma i discepoli sono “sconvolti e pieni di paura” alla visita del Risorto, e “credevano di vedere un fantasma”. Certo sono così stravolti dalla novità pasquale – la quale esce dai loro schemi – che non riescono ancora a credere.
Se nelle apparizioni precedenti Gesù appare “in persona”, così lo descrive l’evangelista, ora Egli mostra i segni della sua Passione, non spiega solo attraverso le Scritture.
“Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate”.
Gesù propone la concretezza dei segni, li stessi che cercherà Tommaso: il quale allora non è l’unico incredulo, sono tutti increduli!
Ma se pur pieni di gioia non credono ancora, sono sconvolti: allora Gesù mostra la sua carnalità, il suo essere persona, mangiando un porzione di pesce.
Dopo averli calmati e rincuorati: “Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture”
Esortandoli alla testimonianza, annunziare “la conversione e il perdono dei peccati”.

Questo ultimo contenuto è narrato dalla pagina del libro degli Atti. San Luca fa così vedere che i discepoli obbediscono al Crocifisso risorto.

Siamo al seguito di ieri: la guarigione dello storpio “al portico detto di Salomone”:
L’Apostolo Pietro come Gesù lo aveva esortato annuncia la conversione e il perdono dei peccati:
“Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati”.
Solo questo cammino, compiuto in forza della Pasqua di Gesù, sarà preparazione e raggiungimento dei “ tempi della consolazione da parte del Signore”.

La salvezza è stata elargita attraverso la Pasqua, a noi accoglierla in un cammino di conversione per la remissione dei peccati. Quindi le pratiche di pietà non sono sorgente di salvezza, ma esercizi per educare la nostra libertà ad accogliere la salvezza del Crocifisso risorto.

Un esempio per tutti. Non vado in Paradiso se compio i primi venerdì del Sacro Cuore, ma compiendoli e vivendo il loro messaggio apro la porta della mia libertà alla salvezza del Crocifisso risorto che mi salverà in un cammino di conversione e di remissione dei peccati.

Infine invochiamo il Santo Padre Ambrogio in questo giorno in cui la Chiesa di Milano ricorda il suo pio transito – avvenuto il 4 aprile 397, dopo aver ricevuto la Santa Comunione dalle mani del suo amico e vescovo Sant’Onorato di Vercelli – affinché con lui possiamo invocare il Crofisso risorto e dire:

“Se vuoi curare le ferite, Egli è il medico.
Se sei riarso dalla febbre,
Egli è la fontana.
Se sei oppresso dal peccato,
Egli è la santità.
Se hai bisogno di aiuto, Egli è la forza.
Se temi la morte, Egli è la vita.
Se desideri il cielo, Egli è la via.
Se fuggi le tenebre, Egli è la luce.
Se cerchi il cibo, Egli è l’alimento.
Noi ti seguiamo, Signore Gesù,
ma tu chiamaci perché ti seguiamo.
Senza di te nessuno potrà salire.
Tu sei la via, la verità, la vita, il premio.
Accogli i tuoi, sei la via.
Confermali, sei la verità.
Vivificali, sei la vita”.
(De Virginitate 16,99)

Amen.

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