giovedì 27 settembre 2012

LA PICCOLA VIA (6)





«Qual è la via che vuoi insegnare alle anime?» chiese Madre Agnese alla sorella sul letto di morte.
E lei rispose: «È il cammino della fiducia e del totale abbandono».

La debolezza come forza

«E’ la sua debolezza che costituisce tutta la sua forza.
Non potrei spezzarmi mai perché,
qualunque cosa mi accada,
non voglio veder altro che la dolce mano del mio Gesù».
(Lettera a M. Agnese di Gesù, maggio 1889)

Non occorrerà restare ad occhi asciutti, come se Lui volesse a tutti i costi essere il Dio degli eroi.
La piccola anima a volte piange e si dispera, proprio come una bambina qualunque che ha il cuore grosso perché la vita è più grande di lei.
Basterà solo sapere come piangere: abbracciata a Lui, come si fa con un papà buono che magari non dirà nulla, ma saprà capire.
Allora non sarà più un pianto triste: solo uno sfogo che fa bene al cuore e lo purifica.

Testi tratti da “La Piccola Via dell’Infanzia Spirituale”
Santuario di S. Teresa di Gesù Bambino - Verona

Il Santo eremita del Fortore (1)



San Giovanni Eremita da Tufara in processione
Foiano di Val Fortore (BN)


INTRODUZIONE

La scoperto di “un personaggio spirituale ricco di interiorità” è un’oasi di speranza per un futuro di rinnovamento spirituale.
Porre lo sguardo su un santo eremita è chiedersi profondamente come vivere anche in questo tempo una dimensione spirituale intensa.
“La santità è intimità con Dio, è imitazione di Cristo, povero, casto, umile; è amore senza riserve alle anime e donazione al loro vero bene” (Presbiterorum Ordinis, 33)
Accostarsi alla vita di un santo monaco è farsi affascinare da come egli si è fatto intimo di Dio nella preghiera personale e corale, nella meditazione della Parola e nell’amore verso il prossimo.

Il Martirologio Romano ricorda la memoria dell’eremita del Fortore il 14 novembre: “Nel cenobio di Santa Maria di Gualdo Mazocca vicino a Campobasso, beato Giovanni da Tufara, eremita”.

Giovanni da Tufara è così ufficialmente riconosciuto come “beato”, ma da sempre è venerato in Valle di Fortore come “San Giovanni eremita da Tufara”.

La vita di San Giovanni Eremita fu redatta all’epoca Giovanni il Venerabile ( 1203), priore di Santa Maria di Gualdo Mazocca, affidandone il compito al monaco Giacomo. L’opera col nome di Legenda di Giovanni Romito fu completata con il priore Benedetto ( 1215).

La Legenda, documento importante per conoscere la vita del Santo eremita, descrive la solenne cerimonia dell’”Elevatio et translatio corporis”, disposta dall’arcivescovo Ruggero di Benevento, ma poi eseguita dal vescovo di Volturara, coadiuvato dai vescovi di Dragonara e di Montecorvino.
La cerimonia si svolse il 28 agosto 1221. Questa cerimonia era una forma di proclamazione e riconoscimento di santità, da parte dei Vescovi del luogo, in uso nel primo millennio di vita della Chiesa e rimase in uso fino al 1234, dopo di che la canonizzazione fu riservata esclusivamente al papa.
Questo ci porta da dire che il beato Giovanni da Tufara può esser giustamente chiamato San Giovanni eremita da Tufara.