domenica 6 maggio 2012

Io sono la vite, voi i tralci




OMELIA V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)


Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Il Vangelo di questa domenica, dopo l’immagine del Buon Pastore, ci propone l’immagine della vite.
Siamo esortati a rimanere in Cristo per essere veri… veri discepoli, veri cristiani.

Il Vangelo ci esorta a rimanere in Gesù, ma poi però sottolinea: che anche Lui, Gesù, deve rimanere in noi.
Si certo, perché noi possiamo dirci di Cristo ma poi, in realtà, non custodiamo il suo messaggio, cioè lui non è in noi.
La concretezza di questo rimanere ci viene ridetta nella II lettura:
“Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato”.

È questo lo stile che connota i discepoli di Cristo e che dice che Egli è in loro.

Dopo quanto detto, portare frutto significa AMARE COME LUI HA AMATO.

“In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»”.

Infine la prima lettura:
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.

È la fatica del vivere l’amore verso il prossimo come segno dell’amore di Dio; come segno che Egli rimane in noi e noi in Lui; come segno che noi da Lui, vite, prediamo la linfa per essere tralci fruttuosi secondo il Vangelo.

“donaci il tuo Spirito,
perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore,
diventiamo primizie di umanità nuova
e portiamo frutti di santità e di pace”.


Trescore Balneario (BG)