giovedì 16 agosto 2012

16 agosto: memoria liturgica di San Rocco





“Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo”. (Ez)

Questa pagina di Ezechiele è profezia dell’esilio, infatti si dice alla fine della pagina ascoltata:
“Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù”. (Ez)

Ma, in questa giornata, ben si presta come rilettura della vita del pellegrino San Rocco di Montpellier di cui oggi celebriamo la sua nascita al Cielo.




Rocco de la Croix, così detto perché aveva sul petto una voglia a forma di croce, profezia della sua vita, nasce nel XIV secolo a Montpellier, dono di Dio attraverso l’intercessione della Madre di Dio, in quanto i genitori erano anziani.
Egli ad un certo punto, spinto dalla cultura del tempo, si fa esule, pellegrino di Dio, verso i lunghi della fede.
Nel suo camminare verso il sepolcro degli Apostoli e dei Martiri a Roma, diventa segno, non tanto di sciagura, ma di carità e misericordia.
Egli travolto dalla compassione soccorre l’umanità malata e disperata a causa dell’epidemia di peste che ammorba l’Italia e l’Europa in quel secolo.
Rocco è segno della Misericordia di Cristo.
Egli è il servo buono che riconoscente al suo padrone compie quanto a ricevuto con i suo fratelli.

Ma come è raffigurato il Santo pellegrino di Montpellier?
Nella schiera dei Santi e dei Beati, San Rocco spicca per gli attributi inconfondibili che connotano la sua vita di apostolato tra i malati. Nell’iconografia dei santi della tradizione occidentale i simboli iconografici raccontano la vita di un santo e sono segno profetico di vita cristiana.




Il cane fu per il Taumaturgo il segno tangibile della Provvidenza Divina che lo soccorreva nelle condizioni di bisogno estremo. È simbolo della sua fedeltà alla chiamata divina e della fedeltà di Dio verso i suoi figli.

Il pane fu il sostegno nella famosa pausa a Piacenza, dove il Santo si isolò perché malato. Un cane gli portava l’alimento, prelevandolo dalla mensa del suo padrone Gottardo. È il simbolo dell’Eucarestia, sostegno nel cammino della vita.

Il bastone richiama le marce lunghissime del pellegrino, con cui esercitò la carità in maniera insigne ed eroica, lenendo le piaghe fisiche e morali, asciugando lacrime e consolando il dolore degli uomini. È simbolo del pellegrinaggio della vita, un cammino verso l’Eterno.

La zucca (e la borraccia) richiama ancora una volta il pellegrinaggio, custodiva l’acqua per lenire l’arsura nel cammino. È simbolo della sete del divino che c’è in ogni uomo.

Il sanrocchino è sempre un abito legato al pellegrinaggio, mantello corto di tela, che serviva a proteggere dalle intemperie. È simbolo della protezione divina e del senso della vita come pellegrinaggio verso l'Eterno.

La conchiglia ricorda il pellegrinaggio a Santiago. Ogni pellegrino che si recava in Galizia prelevava la conchiglia dalle spiagge, come segno dell’avvenuto pellegrinaggio. È simbolo della perseveranza: la vita di fede è per il discepolo un cammino di fedeltà rinnovabile.

La piaga ricorda il morbo della peste che il Santo contrae nei pressi di Piacenza. La carità non è un donarsi con parsimonia, ma totalmente, fino al dono totale di se. È simbolo della compassione cristiana.




Il Signore ci ricolmi di carità e di speranza perché possiamo essere nel mondo segno della sua presenza amorevole attraverso la pratica dell’amore fraterno, di cui il perdono è la vetta più alta. Amen.

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