mercoledì 24 novembre 2010

Omelia del Cardinale Martini





Carissimi pellegrini ambrosiani, rinnovo prima di tutto il mio saluto più cordiale a voi che siete venuti con me per visitare il papa, per prendere l'indulgenza del giubileo, per iniziare solennemente a Roma, nella festa di san Carlo Borromeo, l'anno commemorativo del 4° centenario della morte del nostro grande vescovo.
Saluto e ringrazio tutti voi perché avete accolto l'invito del pellegrinaggio dio ce sano e vi siete sobbarcati a non poche fatiche. Penso, in particolare, allo sforzo e all'impegno di tutti i vescovi, dei vicari e delegati episcopali, dei sacerdoti che con celebrano con me; penso ai malati che sono qui con noi; penso ai giovani che, dopo la preghiera di ieri sera in duomo, hanno passato la notte in treno, insieme a me, e in treno ritorneranno a Milano questa notte.
C'è poi la fatica di stare in piedi adesso, pur essendo la chiesa molto capiente: sono tutti sacrifici inerenti al pellegrinaggio e al nostro giubileo penitenziale.

LA CATTEDRALE DEL PAPA
Celebriamo l'eucaristia nella chiesa cattedrale del papa. Spesso noi pensiamo, istintivamente, che sia s. Pietro la chiesa del papa. In realtà lo è questa antichissima basilica di s. Giovanni in Laterano, madre delle chiese di tutto l'universo e, fin dai tempi più antichi, cattedrale del vicario di Cristo.

Per questo ci sentiamo strettamente uniti al papa e da qui gli rivolgiamo il nostro ringraziamento per la meravigliosa accoglienza di stamane e per le parole programmatiche che ha detto e che serviranno di guida per tutto l'anno pastorale.

LA ROMA DI SAN CARLO
S. Giovanni in Laterano è anche legata alla memoria di san Carlo che vi è certamente venuto durante l'anno santo del 1575 insieme ai pellegrini milanesi. In quell'occasione sappiamo che visitò le grandi basiliche romane, pregando e facendo penitenza. Scrive infatti il suo biografo: «Ripeté la confessione dei suoi peccati passati e si immerse nel programma di preghiere stabilito. Si recò a piedi processionalmente col suo seguito con ogni manifestazione di pietà ed umiltà alle basiliche fissate quindi anche in s. Giovanni in Laterano - ed in esse visitò diligentemente tutti gli oggetti che avevano un qualche culto particolare. Lungo la strada si recitavano senza alcuna interruzione le litanie e molte altre preghiere» (cf. C. Bascapé, Vita di s. Carlo Borromeo) .

Noi stiamo seguendo le orme di san Carlo anche in questo: abbiamo pregato, ci siamo preparati con la confessione al giubileo e continueremo a pregare.
San Carlo ha, in Roma, moltissimi ricordi della sua vita. Se gli anni decisivi della sua formazione intellettuale sono stati quelli passati a Pavia, gli anni decisivi della sua conversione, e quindi di tutta l'impostazione spirituale della sua vita, sono quelli trascorsi a Roma.
Qui ha conosciuto Gesù Signore crocifisso: lo ha conosciuto in un modo profondo, intimo, personale che lo ha accompagnato negli anni successivi e che è stato il sostegno della sua instancabile attività.

Proprio a Roma, infatti, nel 1563, anno della sua ordinazione sacerdotale, dalla sua prima messa, della sua ordinazione episcopale, san Carlo fece un mese intero di esercizi spirituali. E durante quelle quattro settimane concepì il proposito di vita e l'impegno di conversione che portò poi avanti, coerentemente, per tutto il resto della sua esistenza. Ebbe probabilmente allora l'intuizione del mistero della croce che prenderà a simbolo e segno della sua penitenza e delle grandi processioni penitenziali. La croce che noi vogliamo onorare, in modo particolare, in questo anno santo, facendone appunto il simbolo dell'anno centenario di san Carlo.
Scrive un altro suo biografo: «Da quel momento (i mesi decisivi del luglio e agosto 1563) Carlo è come attirato dalla croce di Cristo che più tardi chiamerà volentieri «la cattedra» su cui Gesù è salito per insegnare, come in un riassunto, tutto ciò che aveva insegnato in parole e azioni. Gesù crocifisso diventa per lui un «libro aperto», nel quale le ferite sono come altrettante pagine, le gocce del sangue come altrettante parole, le piaghe altrettanti passi. La sua vita diventa vita di preghiera e di penitenza. Trascorrerà momenti sempre più lunghi di contemplazione davanti al crocifisso» (cf. A. Deroo, S. Carlo Borromeo, Ancora 1965).
A Roma, dunque, noi ci troviamo alla radice, al seme di tutta l'attività di san Carlo e siamo qui per prenderne ispirazione.
Dalla radice della sua conversione e del suo amore alla croce, vorrei, brevemente e semplicemente, trarre tre conclusioni.

1. La sorgente della missione
La prima conclusione è che la straordinaria, instancabile e incredibile attività missionaria di san Carlo è profondamente radicata nella contemplazione, nella preghiera e nell' eucaristia.

2. Impegno missionario di catechesi
Dopo aver sottolineato e proposto il tema della contemplazione, del primato della Parola, della centralità dell'eucaristia nei precedenti anni pastorali, noi vogliamo dedicare quest'anno di san Carlo al tema dell'approfondimento della nostra coscienza missionaria.
Ripercorrendo l'itinerario del nostro patrono, vogliamo tenerci sempre ancorati, come lui, alla contemplazione del crocifisso, la cui realtà ci è ripresentata ogni volta che celebriamo la s. messa, sacrificio della croce.

Ecco allora la seconda conclusione: a partire da questa contemplazione, in unità con l'eucaristia, vogliamo seguire s. Carlo nel suo impegno missionario, soprattutto in quella catechesi vasta, ampia e capillare che ha caratterizzato la sua attività e che per noi si traduce, in particolare, in un'attenzione speciale alla catechesi con gli adulti e per gli adulti.
Chiediamo a san Carlo la benedizione sul nostro cammino di missione e di catechesi, che dovrà sfociare nel convegno catechistico diocesano che raccoglierà le esperienze, le riflessioni e i propositi di quest'anno.

3. Itinerari, luoghi e ambienti di catechesi
La terza conclusione è che oggi, nella nostra situazione di civiltà e di cultura, si può pensare ad un'attività missionaria soltanto se si fanno proposte concrete, individuando itinerari catechistici per adulti e scoprendo luoghi e ambienti di catechesi lunghe e programmate.
A questo vogliamo impegnarci partendo da Emmaus e approfondendo (come ci ha detto anche il papa, stamane), in chiave missionaria, il tema della catechesi sistematica, soprattutto per e con gli adulti. Riscoprendo ambiti di incontro e di parola in cui la catechesi possa essere presentata in forma organica e completa, noi potremo ridare fiato, coraggio, parola alla nostra fede e, di conseguenza, ridarle espressione culturale e civile degna della sua intrinseca potenza.

San Carlo ci accompagni nel cammino; benedica l'inizio che desideriamo porre qui, nella memoria di s. Giovanni Battista e di s. Giovanni Evangelista ai quali è dedicata questa basilica, sotto lo sguardo della vergine Maria, davanti al Cristo Signore che ci guarda dal mosaico, antico e meraviglioso, che veglia sull'eucaristia che stiamo celebrando.

Omelia in s. Giovanni Laterano 4 novembre 1983
festa di san Carlo Borromeo

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